
La proliferazione di questa specie di albero non è per nulla una buona notizia - biopianeta.it
La proliferazione di una particolare specie di albero, al contrario di quanto si può pensare, non è una bella notizia per l’ambiente.
Spesso pensiamo che più alberi ci sono, meglio è per la natura. È un ragionamento intuitivo e spontaneo, ma piuttosto superficiale. Sì, perché la vera domanda da farsi è: di che tipo di alberi stiamo parlando? E perché crescono dove magari prima non si diffondevano?
Non in tutte le zone del mondo infatti più alberi significa una sorta di benedizione. Ad esempio nella zona di cui stiamo per parlare la diffusione di una particolare specie di alberi ha piuttosto il sapore di una resa dei conti. Un’altra cosa preoccupante a quelle latitudini è la quantità extra di neve che sta cadendo.
Artico più ricco di verde, ma non c’è da rallegrarsi
Ma come, direte: più neve e più verde nell’Artico. Non è una buona notizia? Decisamente no, anzi le cose stanno esattamente al contrario. E c’è un motivo ben preciso, anche se controintuitivo.

Gli scienziati da tempo sottolineano che l’Artico si sta riscaldando fino a quattro volte più rapidamente del resto del pianeta. E in contemporanea si stanno diffondendo nella tundra – un tempo inospitale per loro – gli abeti bianchi. Una buona notizia per questa specie di albero, ma non per l’Artico.
Essendo più scuri della neve, gli alberi assorbono più energia solare. In questo modo contribuiscono a riscaldare ulteriormente la regione, con tutto quel che ne consegue (potenziale rilascio di potenti gas serra bloccati nella tundra, che vanno ad accelerare il riscaldamento globale). L’inverdimento dell’Artico ha questo costo ambientale per nulla indifferente.
Tutto nasce, secondo una ricerca pubblicata su Science, da un effetto particolare noto come effetto lago, un fenomeno tipico dei Grandi Laghi. «Quando il vento freddo soffia attraverso le acque calde, raccoglie umidità e colpisce la terra, che è di nuovo fredda, e cade sotto forma di neve», spiega Roman Dial, ecologo dell’Alaska Pacific University e autore principale dello studio.
Questo processo atmosferico è innescato dalla perdita di ghiaccio marino al largo che porta a generare più neve sulla costa, spingendo le piantine di abete bianco che vivono al limite degli alberi a proliferare ad altitudini più elevate e a latitudini più settentrionali. Il problema è che la neve è anche un isolante fantastico – altra cosa controintuitiva – che permette alle piantine degli abeti bianchi di sopravvivere al gelo dell’inverno artico.
Più neve e più alberi nell’Artico: si risvegliano i microbi
Una coltre di neve alta fino alle ginocchia agisce come una specie di coperta di lana che aiuta un bambino a stare al caldo e in salute. Non solo poi le piantine di abete sono protette da spessi strati di neve che impediscono al freddo di raggiungere il suolo.
L'”effetto lago” sta rendendo più verde l’Artico, ma scioglie più rapidamente il permafrost – biopianeta.it
La coltre di neve contribuisce anche a scongelare il permafrost, ovvero il terreno ghiacciato ricco di antico materiale vegetale e ghiaccio. Se c’è abbastanza neve in superficie il permafrost non riesce a diventare così freddo (di solito lo strato superiore si scioglie d’estate e congela di nuovo in inverno).
Un fenomeno come questo fa aumentare l’attività dei microbi in grado di decomporre la materia organica in questo strato. Questa attività inoltre fornisce alle piantine di abete bianco le sostanze nutritive di cui hanno bisogno per crescere e riprodursi.