Digiuno intermittente, altro che rimedio salvavita: la scoperta degli esperti é veramente allarmante, cosa succede al corpo
Gli esperti hanno scoperto che le promesse salvavita del digiuno intermittente potrebbero non essere poi così allettanti, al contrario.
Il digiuno intermittente è un metodo di alimentazione che prevede di pasteggiare “a tempo”. In altre parole, ci si astiene dal mangiare o si limitano drasticamente i pasti durante specifiche finestre temporali. Quello più “gettonato” è il digiuno 16:8, vale a dire 16 ore di digiuno intervallate da 8 ore dove si concentrano tutti i pasti principali.
Alcuni studi hanno scoperto che questa forma di digiuno nel breve termine apporta benefici per la salute del cuore andando a migliorare valori importanti come colesterolo, livelli di glucosio nel sangue e la pressione sanguigna. Ma nel lungo periodo ci sono altrettanti benefici?
A quanto pare non è precisamente così, come ha scoperto una ricerca sulle pratiche alimentari e sui dati sanitari di 20 mila cittadini americani presentata durante un meeting dell’American Heart Association. Ecco quello che hanno scoperto i ricercatori.
Digiuno intermittente, fa poi così bene alla salute?
Gli scienziati hanno scoperto che i partecipanti all’esperimento che seguivano il digiuno 16:8 – e dunque mangiavano in finestre temporali di 8 ore – avevano un rischio più alto del 91% di morire negli anni a causa di patologie cardiovascolari.
Alle stesse conclusioni è giunta una ricerca cinese condotta dal ricercatore Victor Wenze Zhong (epidemiologo e biostatistico della Scuola di Medicina Universitaria Shanghai Jiao Tong) che ha lavorato sempre su dati sanitari statunitensi. Anche Zhong ha constatato che le persone che seguivano il digiuno intermittente 16:8 avevano un più alto rischio di morte per malattia cardiovascolare. Anche nei pazienti malati di cuore o di cancro il rischio di morte prematura per malattie cardiovascolari è aumentato del 66%.
Inoltre il digiuno intermittente non sembra essere in grado – almeno nel lungo periodo – di ridurre il rischio generale di morire precocemente per ogni causa. Lo studio non ha rilevato un nesso causa-effetto tra digiuno intermittente e rischio vascolare, ma solo una correlazione. Dagli scienziati però arriva il suggerimento di adottare un approccio più prudente e personalizzato nel proporre questo metodo alimentare, in particolare ai pazienti con patologie cardiache o ammalati di cancro.
Non mancano del resto i limiti in questa ricerca, che si è affidata ai ricordi dei partecipanti per ricostruire la loro dieta tipica e non ha preso in considerazione altri fattori in grado di incidere sul rischio di morte oltre alla finestra temporale dei pasti.