Da Bruxelles arriva l’avvertimento, il nostro Paese ha solo due mesi per rimediare a una lacuna nota da tempo: a farne le spese gli animali
Nei giorni scorsi la Commissione europea ha deciso di avviare ben due procedure di infrazione nei confronti dell’Italia, il nostro Paese infatti avrebbe operato al di fuori di alcune normative cardine dell’Ue per la salvaguardia della fauna e, in generale, della biodiversità.
Per questo dai piani alti di Bruxelles stanno mettendo pressione al Governo, onde evitare gli scenari peggiori. Pare infatti che diverse specie presenti sul nostro territorio siano ad alto rischio estinzione.
“Garantire che le catture e le uccisioni accidentali non abbiano un impatto negativo significativo sulla popolazione delle specie protette”, si legge nella nota della commissione dove viene chiesto uno sforzo all’Italia per invertire definitivamente la rotta. Al momento non è chiaro come intenda muoversi l’esecutivo, quel che è certo è che i tempi stringono e la deadline si avvicina.
Quattro specie a rischio in Italia, da Bruxelles avviate due procedure d’infrazione
Secondo quanto riportato nelle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea, l’Italia non avrebbe rispettato ben tre direttive Ue, nello specifico Habitat, Uccelli e il regolamento REACH, creato appositamente per arginare la diffusione di sostanze chimiche che danneggino l’ambiente e che possano rappresentare un rischio per la salute. In particolare, si parla di “pesca irresponsabile” e soprattutto di caccia.
Queste due pratiche infatti starebbero mettendo a rischio la sopravvivenza di diverse specie animali come il delfino tursiope, la tartaruga caretta caretta e numerosi volatili. Per quanto riguarda la prima situazione, il nostro Paese non ha attuato misure atte a “evitare il disturbo significativo di diverse specie marine e di uccelli marini come la berta maggiore, la berta maggiore Yelkouan, l’uccello delle tempeste e il marangone dal ciuffo nei siti Natura 2000 designati per la loro conservazione”.
Invece, tornando sul tema dell’attività venatoria, si legge come non si stia ponendo troppa attenzione alla dispersione di prodotti nocivi negli ambienti protetti: “Limitare i pallini contenenti piombo, all’interno o in prossimità delle zone umide, per proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute umana”. Infine, si chiede un dietrofront sulla possibilità per le singole regioni di “autorizzare la cattura o l’uccisione di fauna selvatica anche in aree in cui è vietata la caccia, come ad esempio le aree protette”.