Una nuova area marina protetta: così Capri vuole salvare i faraglioni e la fauna dalla barche

Serve un’area marina protetta a Capri per i suoi meravigliosi Faraglioni. Ecco quali sono i rischi e le richieste

Quando una regione o delle associazioni chiedono di creare un’area marina protetta significa che, dopo svariati studi e ricerche, è emerso che in quell’area precisa c’è una biodiversità da preservare.

Che sia in mare, in montagna, in campagna o persino nelle paludi, ciò che conta è che per il bene della nostra Terra, e di conseguenza nostro, quella zona deve essere protetta. Ed è proprio ciò che è successo a Capri, perla incredibile di meraviglia del Sud Italia, che oggi ha richiesto di creare una nuova area marina protetta per i suoi faraglioni.

Area marina protetta: l’importanza di preservare i Faraglioni

L’esempio più “famoso” di area marina protetta che abbiamo in Italia è sicuramente il Santuario Pelagos. Un gigantesco triangolo di mare che, per via delle sue condizioni, permette a diverse varietà di cetacei di vivere e proliferare. Dalla balenottera comune, il secondo animale più grande del mondo, al capodoglio, passando per i delfini e le tartarughe.

Serve un’area marina protetta a Capri (Biopianeta.it)

Ma quando si parla di aree protette non è per forza detto che sia una zona popolata da grandi animali. Bastano pochi esemplari di esseri viventi, piante e alghe comprese, per creare la necessità di una protezione extra. I comuni di Capri e Anacapri hanno infatti richiesto la creazione di un’area marina protetta per tutelare il mare e la costa da navigazione e ormeggio selvaggio nella zona, soprattutto dei famosi Faraglioni. Questo è sicuramente uno dei panorami più famosi al mondo e, di conseguenza, anche uno dei più interessanti per i turisti che ogni estate si catapultano qui soprattutto in barca. Il sovraffollamento però ha creato negli anni la condizione per un concreto pericolo ambientale.

La richiesta quindi di istituire quest’area marina protetta si lega a doppio filo con la richiesta di instaurare dei divieti di ormeggio e navigazione, ma anche di immersione e pesca. Addio alle moto d’acqua e chi si sposta in questa zona dovrà mantenere una velocità contenuta.

Qual è lo scopo di questa richiesta?

Queste regole, sebbene possano risultare un po’ impattanti, sono invece una delle ultime possibilità per preservare queste zone e la biodiversità sotto la superficie del mare. L’aggressività del traffico nautico, come è stato descritto dal professore Lucarelli di Napoli, è un fenomeno degenerato e incontrollato. Lo scopo è quindi quello di creare un nuovo tipo di turismo, più attento, informato e sostenibile non di dire addio ai viaggiatori. Senza pensare però al domani e quindi al futuro dei Faraglioni e di quest’area, preservandola, non ci sarà più nulla da vedere. Cosa ben più grave di qualche limitazione secondo ricercatori e biologi.