Startup utilizza le bucce d’arance per riciclare le batterie al litio: l’alternativa sostenibile
Una giovane startup ha recentemente sorpreso tutti, grazie al suo innovativo metodo utilizzato per riciclare le batterie al litio.
I caricatori agli ioni di litio sono senza dubbio le batterie ricaricabili più famose al mondo, sono infatti presenti in quasi tutti i dispositivi tecnologici. E’ quindi possibile trovarli all’interno degli smartphone, dei computer portatili e persino nelle automobili elettriche. Ciò significa che il pianeta pullula di batterie al litio, ed è per questo che è estremamente importante smaltirle correttamente. Tuttavia, l’Europa non è ancora in grado di riciclare questi caricatori: su 65.500 tonnellate di batterie al litio gli europei ne riciclano appena 1.900.
Questi numeri dimostrano che ogni anno vengono perse tonnellate di risorse preziose, che potrebbero invece portare molti soldi. Fortunatamente, una startup è riuscita a trovare un modo per riciclare le famose batterie al litio.
Riciclare le batterie al litio con le bucce d’arance
La startup italiana Arabat, che risiede a Foggia, si è recentemente contraddistinta per aver ideato un innovativo metodo ecologico in grado di riciclare le consuete batterie al litio. Per la precisione, la geniale idea sfrutta l’acido citrico e gli scarti della frutta e della verdura per ottenere un corretto riciclo del prodotto. In altre parole, la giovane impresa pugliese ha dimostrato che è possibile riciclare i caricatori agli ioni di litio con le arance e con la verdura. I quattro ingegneri, che sono gli autori dell’invenzione, hanno quindi deciso di fondare la startup Arabat soprattutto per promuovere la loro interessante idea. Va inoltre ricordato che l’obiettivo principale dell’innovativo metodo è quello di non inquinare l’ambiente, per questo motivo gli ingredienti utilizzati provengono dalla natura.
Attualmente, le batterie al litio vengono riciclate attraverso dei processi termici, che a loro volta necessitano di temperature altissime per estrarre i vari componenti. Queste elevate temperature consumano ovviamente tantissima energia elettrica ed emettono enormi quantità di gas serra nell’atmosfera. In realtà, alcune aziende utilizzano un secondo metodo per riciclare questi caricatori: il cosiddetto metodo idro-metallurgico. Quest’ultimo impiega infatti alcune reazioni chimiche in soluzione acquosa, capaci di ottenere il medesimo risultato ma con agenti inquinanti meno dannosi.
Tuttavia, nonostante abbia un minore impatto negativo sull’ambiente, è comunque un metodo che rilascia delle sostanze nocive nell’aria. In conclusione, l’unico metodo completamente pulito è quello creato dalla giovane startup pugliese Arabat. E non solo: la geniale idea dei quattro ingegneri risulta essere anche economicamente sostenibile, cioè a basso costo. In modo particolare, la startup di Foggia è riuscita ad eliminare le alte temperature nel processo, grazie all’acido citrico e alla biomassa pre-trattata. Tutto questo comporta naturalmente un minor consumo di energia elettrica e un basissimo impatto ambientale.