Nei supermercati in arrivo un grande cambiamento che mette in allerta gli ambientalisti riguardo l’uso di sacchetti di plastica non compostabile. Il cambiamento è dovuto al no dato dalla Corte UE riguardo la richiesta di applicare un secco divieto all’utilizzo di buste per la spesa nei supermercati. Non si tratta di buste qualsiasi ma di quelle non biodegradabili che andrebbero a inquinare l’ambiente e il mare.
Ma perché è stata presa questa decisione controcorrente? Tutto il mondo si sta mobilitando verso scelte green ecosostenibili, allora per quale motivo non è stata accettata la mozione per limitare la diffusione di plastica? Assobioplastiche spiega l’accaduto dicendo che tale sentenza è legata a un vecchio decreto legge, mentre le norme attuali non cambiano. Cosa significa?
No al divieto dei sacchetti monouso in plastica non compostabile ne biodegradabile
Una sentenza che sta facendo discutere gli ambientalisti, quella emessa dalla Corte di Giustizia europea. Si tratta di un rifiuto riguardo la proposta di una norma che avrebbe definitivamente vietato l’uso dal 2013 la vendita di buste realizzate non in materiale non biodegradabile e monouso. Gli stessi sacchetti che risultano in regola secondo una direttiva UE risalente al 1994. Le leggi italiane avrebbero violato i diritti europei, come viene dichiarato dalla Corte UE.
Tale violazione riguarda le normative italiane del 2013 sull’uso dei sacchetti per la spesa, ma tale atto è giustificato dallo scopo di “garantire un livello più elevato di protezione dell’ambiente”. È stato il Tar della Regione Lazio a chiedere un chiarimento alla Corte UE. Una decisione presa nel corso di una causa imbastita da un’azienda produttrice di sacchetti di plastica per i negozi. Il produttore contestava il divieto di commercializzazione di sacchetti non biodegradabili ne compostabili ed ha avuto ragione.
Assobioplastiche ha evidenziato come la sentenza si rivolga solo a un decreto ministeriale italiano di vecchia data. Ovvero di D.M. del 18 marzo 2013, che non è più in vigore. Dopo la normativa shopper 720 del 2015, infatti, ogni Stato può scegliere in autonomia di emettere un divieto di utilizzo e commercio di buste di plastica. La decisione di bocciare la richiesta avanzata alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, si rivolge ad altri aspetti. Tra questi ci sono quelli procedurali e formali indicando alcuni errori nel processo di comunicazione con UE. In poche parole la Corte europea contesta allo Stato italiano l’adozione precoce dei divieti riguardanti i materiali utilizzati senza attendere la direttive UE.