Ogni giorno buttiamo via i fondi di caffè ma forse in futuro non accadrà più: un team di scienziati ha fatto una scoperta inedita.
Bere una tazzina di caffè al mattino è un’abitudine a cui gli italiani difficilmente sanno rinunciare. Numerosi studi hanno da sempre confermato che la bevanda ha effetti positivi sull’organismo, ovviamente se il consumo è moderato.
Oltre a questo, però, ciò che emerge da uno studio è davvero interessante e curiosa. Lo studio arriva dall’Università del Texas di El Paso riguarda i fondi di caffè. Potrebbe trattarsi persino di una svolta nella lotta all’Alzheimer e alle demenze cerebrali.
Nei fondi di caffè il segreto per la cura all’Alzheimer e al Parkinson? Ecco cosa hanno scoperto alcuni ricercatori
Un team di scienziati ha fatto una scoperta davvero eccezionale; nei fondi di caffè si trova una nanoparticella che potrebbe proteggere il cervello dall’attacco delle malattie neurodegenerative.
La nanoparticella in questione è una sostanza chiamata “carbon quantum dot a base di acido caffeico (CACQD)”, e potrebbe rappresentare una sorta di scudo contro i danni cerebrali innescati da Alzheimer o altre forme di demenza, soprattutto se queste derivano da precedenti problemi di salute, come fumo e obesità, ma anche da esposizioni a pesticidi o altre sostanze tossiche.
I ricercatori hanno effettuato degli esperimenti in vitro e hanno scoperto che i CACQD svolgevano una funzione neuro-protettiva verso cellule che erano state modificate per simulare il Parkinson e le altre malattie neurodegenerative.
Secondo gli esperti, riuscire a creare una cura con questa sostanza – estratta appunto dai fondi di caffè che provengono dagli scarti aziendali – sarebbe la soluzione al contrasto delle terribili malattie e potrebbe essere ancora più efficace se somministrata ai primi sintomi.
Da sottolineare che gli scienziati quando hanno effettuato i loro esperimenti hanno usato modalità sostenibili; si chiama “chimica verde” e si tratta di processi che non hanno arrecato danni ambientali. In pratica i ricercatori hanno “semplicemente” surriscaldato i fondi di caffè a più di 200° per ottenere i CACQD.
Se gli studi confermeranno queste prime ipotesi potremmo essere di fronte a una cura non solo miracolosa ma anche sostenibile, perché i fondi di caffè sarebbero tolti dal circolo dei rifiuti e, inoltre, l’estrazione della nanoparticella non viene effettuata con procedure dannose. La speranza è che presto si abbiamo ulteriori buone notizie riguardo a questa scoperta entusiasmante, perché si stima che nel corso dei prossimi anni sempre più persone soffriranno di Alzheimer e anche nella forma precoce.