Ritorna l’influenza aviaria, cordone sanitario intorno alla zona interessata: pronti già due vaccini in caso di pandemia
L’influenza aviaria: tornata in una zona già circoscritta. Due vaccini sono già pronti ad essere utilizzati in caso di diffusione.
L’influenza aviaria o meglio H5n1, è stata scoperta in Italia circa un secolo fa. Ed è propria dei volatili come si evince dal nome. Gli uccelli contagiati dal virus spesso non si ammalano ma possono facilmente trasmettere il virus ad animali domestici più vicini all’uomo come per esempio anatre, tacchini e galline. Una volta contratta la malattia le reazioni fisiche sono diverse: a volte può essere leggera e l’animale guarisce oppure, se la forma è altamente patogenica, l’evoluzione della malattia è velocissima e letale quasi nel 100% dei casi.
L’H5n1 è uno dei tanti sottotipi del virus, questo in particolare è stato evidenziato nel 1997. I ricercatori hanno scoperto la sua enorme pericolosità perché ha una capacità di mutare molto veloce. Dal 2003 si è rilevato che può infettare anche gli esseri umani: il virus ha effettuato una serie di salti di specie andando ad infettare anche topi e gatti e questo ovviamente è molto preoccupante perché può arrivare a noi. Ad oggi non si sono rilevati casi di trasmissione da uomo a uomo ma si teme che possa accadere.
In quale zona italiana si è ripresentata l’influenza aviaria e cosa stanno facendo le autorità sanitarie
Alla fine del 2021 c’è stata la più grande epidemia mondiale provocata dall’H5n1, sono stati abbattuti milioni di volatili e si è scoperta la trasmissione ad alcuni mammiferi come volpi o lontre. Il pericolo più grande è che, visto il salto di specie effettuato dal virus, possa insinuarsi anche tra mammiferi più grandi e più vicino all’uomo: il rischio più possibile è per i suini. Da allora è stato tenuto sotto controllo ma in questi giorni l’OMS ha dato l’allarme per un nuovo focolaio in Veneto.
Questa regione ha già pagato, nel 2021, un costo alto a causa dell’epidemia con 14 milioni di animali abbattuti, ora gli esami effettuati dalla ASL, hanno confermato la presenza in un allevamento nel padovano, del virus ad alta patogenicità. Le autorità sanitarie hanno immediatamente attivato il protocollo di protezione sanitaria: abbattimento e smaltimento degli animali, anche non infetti, presenti nell’allevamento, un perimetro di sicurezza di 10 km che costringe gli allevatori limitrofi ad innalzare l’attenzione e la sorveglianza. Nel raggio di tre km dalla fattoria è stata decretata la zona rossa. Il provvedimento colpisce ovviamente a livello economico tutte le aziende del settore locale ma la pericolosità del virus ci deve mettere in allerta.
Gli scienziati ci dicono che il passaggio del virus agli esseri umani si è verificato soprattutto in ambienti altamente promiscui, zone rurali in cui i nuclei familiari coabitavano con galline e altri animali domestici quindi possiamo stare tranquilli ma certamente è meglio non abbassare la guardia. Sono già pronti infatti due vaccini sperimentati, anche perché conosciamo bene, purtroppo, le conseguenze di una pandemia mondiale.