Tecnologia

Piante che rilevano sostanze tossiche: un’innovazione hi tech che permette di segnalare pesticidi e molto altro

Un nuovo studio ha trasformato le piante in sensori capaci di rilevare le sostanze tossiche: vediamo i dettagli della ricerca.

Esistono due categorie di persone che si dedicano alla cura delle proprie piante. Da una parte abbiamo i professionisti del settore, che sanno come muoversi e quali sostanze possono essere letali per le piante. Dall’altra, invece, abbiamo una categoria molto più modesta, che si limita alle cure basiche senza approfondirne la conoscenza. Ebbene, sarebbe tutto più facile se ci fosse un allarme in grado di segnalarci le sostanze tossiche per le piante.

Questo potrebbe diventare possibile grazie ad una nuova ricerca, la quale ha trasformato le piante in delle vere e proprie sentinelle capaci di segnalare la presenza di qualche sostanza tossica. Ovviamente, viene da chiedersi come questo possa essere possibile: ebbene, semplicemente cambiando il loro colore. Si tratta di un importante risultato che potrebbe essere utilizzato anche in tanti altri campi, ma per adesso ci soffermiamo sulle piante.

Le piante possono essere le nostre alleate numero uno segnalando la presenza di sostanze tossiche, ecco come

Ad occuparsi di una ricerca così all’avanguardia sono stati i ricercatori dell’University of California Riverside, il cui studio, poi, è stato pubblicato sulla rivista “Nature Chemical Biology”. In pratica, quello che hanno fatto gli studiosi è stato creare una pianta che cambia colore – prendendo il colore rosso, simile alla barbabietola – se si trova vicina a dei pesticidi vietati.

Prima di arrivare ad un risultato così eclatante, gli studiosi si sono posti delle domande. Prima di tutto, come può una piante percepire e reagire a una sostanza chimica dannosa? E poi, come può farlo senza che vengano danneggiate le sue capacità funzionali in tutti gli altri aspetti? Insomma, dopo aver tentato e riprovato, i ricercatori sono riusciti a creare un sensore che non modifichi il metabolismo della pianta.

studio che trasforma le piante in sensori
I risultati dello studio – BioPianeta.it

Il percorso è iniziato con la proteina ABA, ovvero l’acido abscissico, la quale permette alle piante di acclimatarsi ai cambiamenti dell’ambiente circostante. Durante la siccità, il terreno seccandosi permette alle piante di produrre l’ABA e altre proteine, che sono chiamate recettori e permettono alla pianta di riconoscere e di rispondere all’ABA. Questo, in termini pratici, consente alla pianta di chiudere i pori delle foglie e gli steli così che l’acqua evapori di meno, evitando di appassire. 

Gli altri aspetti dello studio

Fatto ciò, la squadra di ricercatori ha dimostrato che quando i recettori della pianta si legano ad una sostanza chimica, questa diventa rossa proprio come la barbabietola. Per consentire un simile risultato, è stato utilizzato l’azinfos-etile, un pesticida vietato perché tossico. Ma non è finita qui, perché durante lo stesso esperimento, il gruppo ha dimostrato che anche il lievito può diventare un sensore il quale è in grado di dare due risposte in maniera contemporanea a due diverse sostanze chimiche.

In conclusione, è giusto sottolineare che tali piante non vengono progettate per fini commerciali. Infatti, qualora questo capitasse, bisognerebbe seguire delle apposite normative, aspettare tanti anni e sottostare alla burocrazia. Sicuramente, si tratta di una forma di tecnologia che potrebbe aiutare gli agricoltori.

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