
Test aviaria, scatta di nuovo l’allarme - biopianeta.it
Scatta anche questa volta l’allarme dell’influenza aviaria, era da tempo che i dati non preoccupavano più ma adesso la situazione è cambiata
L’Italia ricorda ancora l’epidemia degli allevamenti di polli che colpì il Paese inizio anni 2000. Tra il 2002 e il 2003 ci fu il picco di contagi e molti allevamenti furono sterminati. L’aviaria era un’influenza che poteva passare il patogeno nell’umano attraverso il contatto o l’ingerimento della carne degli animali infetti. Negli anni l’influenza aviaria non è mai scomparsa dalle nostre vite, ma questa volta i casi sono aumentati considerevolmente facendo già scattare i primi allarmi in Polonia. Il ‘veicolo’ di diffusione questa volta sembra essere il gatto domestico.
Sul totale dei felini infettati, la maggior parte viveva in casa, con solo accesso al balcone. Questo il dato sconcertante che ha iniziato ad allarmare. Un focolaio in corso in Polonia, inspiegabile, considerando che i gatti non hanno avuto contatto diretto con altri simili. Ci si interroga sull’aumento della virulenza del virus. Al momento sono stati registrati 29 casi totali, geneticamente correlati fra loro. Non si tratta di una vera e propria novità, spiega l’OMS in merito, perché anche negli anni precedenti si erano denunciati diversi casi, ma sempre in maniera sporadica.
Influenza aviaria, scatta l’allarme ma non si capisce quale sia il motivo di contagio
Nello specifico l’allarme è scattato il 27 giugno per decessi inspiegabili nei gatti di tutto il Paese. Al momento “la fonte dell’esposizione al virus aviario è sconosciuta”, ma “le indagini sono in corso”. Secondo le prime ipotesi i gatti potrebbero avere avuto contatti diretti con uccelli infetti o i loro ambienti, mangiato uccelli infetti oppure cibo contaminato dal virus, anche senza uscire di casa, magari restando sul balcone, ma si tratta ancora di ipotesi generiche.

Il rischio di contagio per l’uomo è molto basso, infatti nessuno dei proprietari dei gatti ha riportato sintomi, nel frattempo il consiglio è quello di tenere a casa gli animali e di evitare di farli venire a contatto con la strada, è importante anche ricordare che per il momento in Italia non c’è alcun allarme, è bene monitorare la situazione (per non finire, come successe con il Covid19, di trovarsi impreparati), ma non è necessario allarmarsi più del dovuto. L’Oms continua a studiare il genoma del virus e a fare indagini sulla sua provenienza.