Perché alcune donne sono fatalmente attratte da uomini pericolosi: lo spiega la psicologia
La tendenza è conosciuta come ibristofilia e può avere ripercussioni particolarmente negative, finanche tragiche, nella vita individuale e di coppia. Cerchiamo di capire di più a riguardo.
In ambito psicologico viene definita ibristofilia ed è la tendenza ad un comportamento sessuale, che ha ripercussioni anche sulla sfera emotiva e sentimentale, definito “atipico”: ovvero a sentirsi attratti dalle persone violente, pericolose, ed a provare l’intenso e forte desiderio di stringere con esse legami di tipo intimo ed amoroso.
Il termine ibristofilia è stato coniato dallo psico-sessuologo neozelandese John Money, negli anni ’50 dello scorso secolo. A seguito di studi condotti in ambito inter-relazionale di coppia, il dottor Money aveva notato la tendenza di alcuni pazienti a provare elevata attrazione nei confronti di persone propense a commettere crimini, o solite farlo, tra cui anche di tipo efferato come omicidi e stupri.
Nel suo caso, la platea di pazienti che maggiormente mostrava caratteristiche di ibristofilia era composta da donne eterosessuali; la tendenza, tuttavia, può riguardare anche il genere maschile ed anche persone con orientamenti sessuali differenti dall’eterosessualità, nonostante ancora oggi risulti statisticamente più presente in donne sessualmente attratte dagli uomini. Perché ciò avviene? Perché questa tendenza, da alcuni definita come la “sindrome di Bonnie e Clyde” e potenzialmente letale, si manifesta in alcune persone con una forza attrattiva irresistibile?
La possibili cause scatenanti dell’ibristofilia
Nel corso degli ultimi settant’anni circa, psico-sessuologi, psicologi forensi, criminologi, sociologi e neuro-scienziati hanno tentato di comprendere le cause scatenanti di un’attrazione che può condurre a conseguenze finanche letali per chi la percepisce. Dunque, almeno all’apparenza, assai illogica, autolesionista e sado-masochista.
Ciò su cui al momento il mondo scientifico concorda è il fatto che non si possa definire a tutti gli effetti un disturbo mentale, bensì una “parafilia”, ovvero una – come dicevamo – atipicità, una deviazione dall’attrazione sessuale convenzionale, rilevata quindi nella maggior parte degli appartenenti alla specie dell’homo sapiens nel corso della sua evoluzione.
Tra le possibili cause, tuttavia, soprattutto in relazione ad individui di genere femminile ed orientamento eterosessuale che manifestino la tendenza, sono state riscontrate l’attrazione nei confronti del “maschio alpha”, ovvero di quella figura di dominatore-predatore che può dare la sensazione-illusione di protezione e cura in caso di attaccamento e legame intimo; eventi pregressi, soprattutto precoci ed infantili, di abuso subito; la preoccupazione, che può deteriorare in tendenza maniacale, a “correggere” ed a “guarire” l’individuo violento (definita anche “sindrome da crocerossina”); e l’influenza della società e della cultura, in alcuni periodi caratterizzata proprio dalla valorizzazione di atteggiamenti finanche spietati e dall’abbandono, o mortificazione, di valori come l’empatia, il rimorso, la vergogna ed il senso di colpa.
Pur non essendo al momento considerato un disturbo mentale di tipo patologico, in caso emergano evidenze della tendenza dell’ibristofilia è possibile ed utile rivolgersi a professionisti del settore per ricevere sostegno e supporto e per comprenderla e valutare con lucidità le ripercussioni che ingenera nella nostra vita.