Sono i mari più caldi quelli che rischiano maggiormente l’ingenerazione e la diffusione della malattia: scopriamo di che cosa si tratta.
È uno studio effettuato dall’Università del New South Wales in Australia a lanciare l’allarme: riguarda i mari più caldi del pianeta ed una specifica malattia che i ricercatori prevedono possa espandersi a macchia d’olio ed in modo repentino nei prossimi 75 anni circa con conseguenze particolarmente negative per l’ecosistema e per la biosfera.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Ecology Letters e si concentra sulle infezioni che funghi e batteri causano ai coralli ed alla barriera corallina a causa dell’innalzamento della temperatura delle acque dei mari e degli oceani. E per comprendere il ritmo di sviluppo delle infezioni, e dunque produrre una previsione accurata, plausibile e probabile, i ricercatori hanno analizzato più di 100 studi prodotti nell’ultimo quarto di secolo, mettendoli a confronto.
Ciò che emerso con tutta evidenza è che negli ultimi 25 anni le infezioni che hanno colpito i coralli causando malattie di vario genere sono triplicate. E ciò a causa del surriscaldamento delle acque e dunque della crisi climatica attualmente in corso, che comporta la sempre più massiccia formazione di cianobatteri, batteri solfuro-ossidanti e solfato-riduttori nonché l’uccisione di alghe che vivono in un rapporto di simbiosi con le colonie di coralli.
Le previsioni degli scienziati: il possibile scenario al 2100
Secondo i ricercatori, l’attività umana sta incidendo in modo estremamente significativo sulla situazione e sul suo assai probabile aggravarsi: se, infatti, la produzione di gas serra continuerà ai ritmi attuali, entro la fine del secolo la percentuale di colonie di coralli che non potrà che andare incontro alla malattia causata dall’aumento delle infezioni supererà il 75%, rispetto al 9,92% di oggi che, come dicevamo, è già il triplo delle colonie ammalate rispetto agli ultimi anni dello scorso millennio.
“La malattia dei coralli – ha affermato la dottoressa Samatha Burke, autrice capofila dello studio – è una grave causa di mortalità dei coralli a livello globale e di declino della barriera corallina e i nostri modelli prevedono che continuerà a peggiorare”. Ed ha proseguito: “Alcuni oceani in particolare sono più a rischio, ma è difficile per noi sapere se ciò sia dovuto esclusivamente al riscaldamento delle temperature oceaniche o se sia combinato con i molti altri fattori di stress che i coralli devono affrontare”.
Ad ora, dunque, i ricercatori ritengono di poter prevedere con certezza che l’impatto ci sarà ma che non sia attualmente possibile stabilire esattamente in che modo e con quali differenze l’Oceano Pacifico, ad esempio, lo subirà differentemente rispetto all’Oceano Atlantico oppure Indiano. Senza dubbio, tuttavia, è un ulteriore, purtroppo ennesimo, elemento della crisi climatica da attenzionare con urgenza ed a livello globale.