Smog, città italiane più inquinate: classifica di Legambiente
Secondo l'ultimo report su polveri sottili e biossido d'azoto tanti luoghi sono tornati al limite
Dall’ultimo report di Legambientte sui livelli di smog nel nostro Paese, emerge la classifica delle città italiane più inquinate. I dati emersi, in merito alla valutazione di polveri sottili e biossido d’azoto, dimostrano che diversi luoghi sono tornati ai limiti normativi.
In testa alla classifica delle città più inquinate d’Italia ci sono Torino e Milano, dove lo smog sembra aver toccato nuovamente livelli limite. Il nuovo report di Legambiente Mal Aria di città 2023. Cambio di passo cercasi, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, dimostra che l’inquinamento atmosferico in molte città italiane sembra lontano dal raggiungimento degli obiettivi previsti per il 2030. Come evidenzia il documento, sia per quanto riguarda le polveri sottili (Pm10, Pm 2.5) che per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2), tanti dei capoluoghi di provincia non hanno ‘superato il test’.
I livelli di inquinamento nelle città
Delle 95 città monitorate è emerso che 29 hanno superato i limiti normativi. Al primo posto c’è Torino, seguita da Milano, poi Asti, Modena, Padova e Venezia, ciascuna delle quali ha, praticamente doppiato, il numero di sforamenti consentiti. Rispetto alle medie annuali di Pm10 nessuna avrebbe superato il limite previsto dalla legge. Ma questo non basta a garantire la salute dei cittadini proteggendoli dalla ‘malattie da smog‘. Questo anche considerate le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal primo gennaio 2030. Nel dettaglio, rispetto alle polveri sottili, a superare i limiti di Pm10 sono Torino e Milano, che dovrebbero lavorare su una riduzione del 43%.
Poi Cremona per la quale è necessaria una riduzione del 42%, Andria del 41% e Alessandria del 40%. Rispetto al Pm2.5, invece per Monza è necessaria una riduzione del 60% per rientrare nei livelli normativi. Riduzione del 57%, invece per Milano, Cremona, Padova e Vicenza. Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino dovranno ridurre entro il 2030 il 55% delle PM2.5 e Como del 52%. Mentre un dimezzamento netto è necessario per Brescia, Asti e Mantova. Per quanto riguarda invece lo smog provocato dal biossido d’azoto, ancora Milano e Torino in vetta, con una riduzione necessaria, rispettivamente, del 47% e 46%. In merito all’NO2 anche Palermo risulta tra le più inquinate e necessita di una riduzione del 44%. Segue Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%).
Smog e salute
Come sostiene Legambiente nel report, la decrescita dell’inquinamento atmosferico in Italia è troppo lenta. Se per rientrare nei trend le città in cui si registra maggiormente il fenomeno dello smog dovrebbero impiegare 7 anni, l’andamento della riduzione registrate negli ultimi 10 anni dimostra che potrebbero volerci anche 17 anni. Questo, ovviamente se la situazione resta invariata. Ma c’è di più, per Legambiente, città come Modena, Treviso e Vercelli potrebbero metterci oltre 30 anni. E la situazione resta analoga anche per i livelli di NO2, per la riduzione dei quali in città come Catania potrebbe volerci anche più di 40 anni. Come riporta Upday, il Presidente nazionale di Legambiente avrebbe affermato: “L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza“.
Difatti, come ha chiarito ancora il presidente Stefano Ciafani, in Europa lo smog è la prima causa di morte prematura, derivata da fattori ambientali. E purtroppo, l’Italia, registra un triste primato con un quinto di tutti i decessi annui rivelati nell’intero Continente. “È necessario – precisa Ciafani – agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. In ambito urbano è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino con pedonalizzazioni e zone 30 (azione che si sta diffondendo in diverse città)”. Importante, inoltre, promuovere le reti di ricarica elettrica e potenziare i sistemi che favoriscano la scelta di non utilizzare le auto private. “La salute è un diritto e non può essere un compromesso“, conclude il presidente nazionale di Legambiente.