Ambiente

Il buco dell’ozono si sta chiudendo

Nel giro di qualche decennio l'atmosfera terrestre dovrebbe risultare "riparata"

Secondo l’ultimo rapporto Onu, il buco dell’ozono potrebbe richiudersi definitivamente nel giro di qualche decennio. Sicuramente una positiva dal punto di vista ambientale. Infatti, si è trattato per molto tempo di uno dei pericoli più temuti per l’umanità.

Diverse azioni congiunte da parte dei governi, che si sono mossi per eliminare gradualmente le sostanze nocive allo strato d’ozono, hanno portato al raggiungimento di un traguardo piuttosto importante. Il buco dell’ozono si sta via via richiudendo e nel giro di qualche decennio potrebbe completare l’operazione di chiusura in tutta la Terra. L’ozono è un componente gassoso che si trova nell’atmosfera. Più precisamente, negli strati alti (ovvero nella stratosfera) è di origine naturale e la sua presenza contribuisce a proteggere la vita sulla Terra. È l’ozono, infatti, che crea un filtro ai raggi ultravioletti del Sole, pericolosi per molte forme di vita.

Il buco dell'ozono si sta chiudendo
Una foto satellitare da parte dell’European Space Agency (ESA) che mostra il buco dell’ozono sopra il Polo Sud il 16 settembre del 2021 @Crediti Ansa – BioPianeta

Le ipotesi sulla chiusura

Secondo quanto affermato nell’ultimo rapporto dell’Onu, che ha una cadenza di quattro anni, il buco dell’ozono potrebbe richiudersi totalmente entro il 2040. Come riporta anche il Guardian, la perdita dello strato di ozono ha rischiato di mettere in pericolo molte persone. L’esposizione ai raggi ultravioletti, infatti, è in grado di procurare danni irreversibili alla salute (tumori alla pelle, solo per portare un’esempio). Tuttavia, oggi sembra arrivare una buona notizia che afferma come entro il 2040 gran parte del mondo potrebbe vedere ‘riparato’ lo strato di ozono. Mentre sull’Artico si dovrà attendere il 2045 e il 2066 sull’Antartide.

Secondo quanto si evince dal rapporto, gli esperti avrebbero confermato la graduale eliminazione di quasi il 99% delle sostanze responsabili dell’assottigliarsi dello strato di ozono. A questo si aggiungono dati che confermano la diminuzione dell’esposizione delle persone ai raggi ultravioletti. Questa importante notizia arriva dopo le decisioni prese, negli ultimi decenni, da diversi governi a livello internazionale. Grazie a queste azioni congiunte si potranno raggiungere i livelli del 1980. Il rapporto di quest’anno è il decimo da quando nel 1987 fu introdotto il Protocollo di Montreal e in esso si trovano tutti i progressi relativi proprio al Protocollo.

Buco dell'ozono
2020, il buco dell’ozono ha raggiunto la sua massima estensione in ampiezza e profondità. Lo afferma Copernicus climate change service (C3s). Implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio da parte della commissione Europea. @Crediti Ansa – BioPianeta

Il buco dell’ozono presto ai livelli del 1980

Come riporta il sito di Sky Tg24, il segretario esecutivo del Segretariato per l’ozono del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), Meg Seki, avrebbe dichiarato: “L’impatto del Protocollo di Montreal sulla mitigazione dei cambiamenti climatici non può essere sottolineato oltre“. La scoperta del buco dell’ozono risale al 1985 ad opera di tre scienziati del British Antarctic Survey. Ma secondo il rapporto, con le nuove politiche internazionali, lo strato dovrebbe recuperare lo status precedente. Tuttavia, è bene chiarire che nell’Antartico, dove le dimensioni del buco dipendono anche dalle condizioni meteorologiche, questo recupero è previsto in tempi più lontani (entro il 2066, come scritto in precedenza).

Grazie alle misure messe in atto per proteggere lo strato di ozono nell’atmosfera, il Protocollo di Montreal ha contribuito anche alla lotta rispetto al cambiamento climatico. A tal proposito, come conclude Petteri Taalas, Segretario Generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale: “L’azione sull’ozono costituisce un precedente per l’azione sul clima. Il nostro successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che danneggiano l’ozono ci mostra cosa si può e si deve fare – con urgenza – per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l’aumento della temperatura“.

Francesca Perrone

Cultura, Ambiente & Pets Messinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura. Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.
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