Salute e benessere

Microplastiche: quante ne “piovono dal cielo” e quante ne assorbiamo ogni giorno

Secondo un recente studio, tutta la popolazione mondiale sarebbe esposta a quantità incredibili

Da diversi studi è aumentata la consapevolezza rispetto ai rischi causati dalle microplastiche. Una recente ricerca metterebbe in luce conseguenze non ancora totalmente conosciute. Infatti, sembrerebbe che, ogni giorno, ciascun essere umano sarebbe esposto a quantità incredibili di questo materiale che si assorbe con la pelle e per inalazione. 


Le microplastiche sono dannose per gli ecosistemi e anche per la salute degli esseri umani. Uno studio condotto in Nuova Zelanda dimostra le quantità a cui, ogni giorno, siamo esposti e a quali conseguenze drammatiche questo possa portare. Piovono ogni giorno sulla nostra testa, senza che nessuno se ne renda veramente conto. Ma ciò che provocano alla nostra salute e a quella dell’ambiente è tutt’altro che rassicurante. Sono i ricercatori dell’Università di Auckland a sostenere che, al giorno, una media di 5000 particelle di microplastica per metro quadrato si depositano sopra ai tetti della città.

Microplastiche dannose per la salute degli esseri umani
Campioni di microplastiche – BioPianeta

Microplastiche inalate

Se la quantità così descritta potrebbe apparire poco allarmante, basta considerare che questo quantitativo corrisponde a circa 74 tonnellate all’anno equivalente ad oltre 3 milioni di bottiglie di plastica. Sono diversi gli studi condotti e diversi i risultati raggiunti in diverse capitali mondiali. Tuttavia, è bene chiarire che ad oggi non esiste ancora un protocollo standard per l’identificazione delle microplastiche. Nello specifico, lo studio condotto in Nuova Zelanda ha tenuto conto delle più piccole particelle plastiche che erano presenti nell’aria urbana. Questo ha fatto sorgere l’ipotesi che le microplastiche possano essere inalate dall’essere umano e che si possano così accumulare all’interno dell’organismo.

Come riporta il sito GreenMe, il ricercatore neozelandese Joer Rindelaub avrebbe spiegato: “È probabile che i ricercatori di tutto il mondo abbiano sottostimato drasticamente le microplastiche trasportate dall’aria. Il lavoro futuro deve quantificare esattamente la quantità di plastica che respiriamo“. Nel dettaglio, Auckland è una città costiera, in cui si trovano due grandi porti. La presenza del mare vicino alla città e il moto delle onde potrebbe aver contribuito in maniera importante ad aumentare la presenza di microplastiche all’interno dell’aria urbana. Le particelle inquinanti potrebbero essere state trasportate dalle acque che, come sappiamo, sono praticamente sature di microplastiche.

Studio sulla pioggia di microplastiche
Pioggia di microplastiche, studio Nuova Zelanda @Environmental Science & Technology – BioPianeta

Dal mare e dal vento

A tal proposito Joer Rindelaub tiene a precisare: “La produzione di microplastiche trasportate dall’aria dalle onde che si infrangono potrebbe essere una parte fondamentale del trasporto globale di microplastiche. E potrebbe aiutare a spiegare come alcune microplastiche entrano nell’atmosfera e vengono trasportate in luoghi remoti, come qui in Nuova Zelanda“. In sostanza, seppur non si trovano prodotte tutte dall’atmosfera, queste particelle altamente pericolose potrebbero arrivare a noi con la combinazione di vento e onde. Infatti, i ricercatori hanno osservato e censito le particelle sui tetti nell’arco di nove settimane.

Da questa indagine è emerso che al cambiare della direzione del vento, si modificavano anche le microplastiche. Dallo studio pubblicato su Environmental Science & Technology si evince che quando i venti hanno attraversato il centro della città di Auckland, le particelle sottovento risultavano più grandi. Quest’ultimo dato fornisce informazioni in merito ad un minore invecchiamento ambientale delle plastiche e ad una loro provenienza da fonti più vicine. Ma in generale, tutte le microplastiche analizzate erano troppo piccole per essere viste ad occhio nudo, ma sufficienti per essere respirate e inalate.

Francesca Perrone

Cultura, Ambiente & Pets Messinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura. Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.
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