Tra gli effetti del cambiamento climatico attualmente in atto, il Mar Mediterraneo sembra destinato a subire molteplici trasformazioni. A confermarlo diverse ricerche scientifiche. Queste hanno definito il Mare Nostrum un vero e proprio ‘hotspot’ in termini di sconvolgimenti che potrebbero completarsi entro la fine del secolo.
Il Mar Mediterraneo si appresta a subire molteplici trasformazioni derivate dalla crisi climatica. Questo quanto rivelato da un nuovo studio condotto dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) in collaborazione con la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc).
Tra gli effetti collaterali rintracciati: l’impoverimento di ossigeno e di sostanze nutrienti, il calo di microorganismi alla base della catena alimentare e l’acidificazione. La ricerca: “Valuta l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini mediterranei tra metà e fine 21/o secolo utilizzando proiezioni ad alta risoluzione dello stato fisico e biogeochimico del bacino“.
Le trasformazioni inevitabili nel Mar Mediterraneo
Come riferisce Marco Reale, coautore dell’articolo: “Il Mar Mediterraneo è stato identificato da diversi studi come un hotspot del cambiamento climatico. Noi ci siamo chiesti come risponderanno gli ecosistemi marini e abbiamo cercato di dare una risposta attraverso simulazioni numeriche“. Questo quanto si legge su Biogeoscience, dove si trova pubblicato lo studio. Gli esperti avrebbero analizzato la risposta degli ecosistemi marini rispetto a due diversi scenari di emissioni di CO2. Tra gli scenari, il più ‘catastrofico‘ propone una crescita ininterrotta di concentrazione di CO2 nell’atmosfera fino a 1200 ppm (parti per milione) a fine secolo. Quello che si può definire meno grave, invece, simula un taglio di emissioni e una stabilizzazione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera intorno a 500ppm. In entrami i casi, tuttavia, si prospetta che il Mar Mediterraneo subirà delle trasformazioni.
A partire dal rialzo delle temperature e seguito da un ribasso generale di tutti i nutrienti e dell’ossigeno presenti negli strati superficiali e intermedi del bacino. Inoltre, l’assorbimento di CO2 da parte dell’atmosfera, porterà come conseguenza l’acidificazione della colonna d’acqua. Come si legge su Ansa, Marco Reale chiarisce: “I cambiamenti previsti saranno più intensi nello scenario di emissione peggiore e nella parte orientale del bacino, meno influenzata dagli scambi d’acqua allo stretto di Gibilterra. Nello scenario più ottimistico, alcune variabili dell’ecosistema marino mostreranno invece una tendenza per la seconda metà del secolo a recuperare lo stato che avevano all’inizio del 21/o secolo“. Questo studio dunque fornisce due ‘moniti’. Da un lato esso è un’esplicazione concreta degli ipotetici (e purtroppo sempre più probabili) rischi a cui va incontro il Mar Mediterraneo. Dall’altro si presenta come un ulteriore monito sulla necessita di ridurre CO2 per arginare le conseguenze del cambiamento climatico.