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In Europa crescono le zone a bassa emissione, ma l’Italia fa eccezione

Tra il 2030 e il 2035 diverse città, in diversi paesi, passeranno persino alle zero emissioni

Come spiega uno studio condotto da Clean Cities, in Europa aumentano le zone basse emissioni. L’Italia, però, sembra segnare un’eccezione. In Francia e Spagna create leggi ad hoc per dotare le città di misure che restringano il traffico inquinante. il nostro Paese resta indietro anche nelle città ‘carbon neutral‘.

Lo conferma una nota diffusa, secondo un report compilato da Clean Cities, oltre 300 città europee hanno almeno una zona a basse emissioni. Sono indicate con il termine LEZ (low emission zone) e entro il 2025 potrebbero essere 500. L’Italia, però, rappresenta un’eccezione.

Report Clean Cities @Elisa Gallo

Dal 2030 al 2035 quasi 30 città tra Paesi Bassi, Regno Unito, Francia e paesi scandinavi trasformeranno le loro zone a basse emissioni in zone a zero emissioni. Il nostro Paese, però, sembra indietro anche nelle città dove si sta procedendo verso il ‘carbon neutral‘.

Zone a basse emissioni vs Zone a traffico limitato

Disponibili online, i dati raccolti dalla campagna Clean Cities nel rapporto The development trends of low- and zero-emission zones in Europe mostrano le zone a basse emissioni in Europa. Come spiega il report, negli ultimi dieci anni le zone a basse emissioni si sono trasformate in uno strumento per regolare il traffico e ridurre l’inquinamento nell’aria. Come risulta chiaro, le emissioni di gas a effetto serra sono calate nelle città che hanno implementato una LEZ. Più nel dettaglio, ad esempio, le emissioni di CO2 del settore dei trasporti a Londra si sono ridotte del 13% solo nei primi sei mesi di attività della Ultra Low-Emission Zone (ULEZ); a Milano sono crollate del 22% dopo l’introduzione di Area C.

Dati report Clean Cities @Elisa Gallo

A differenza delle ZTL (zona a traffico limitato) una zona a basse emissioni restringe l’accesso, nell’area delimitata, sulla base del tipo di veicolo e della sua classe di inquinamento con riferimento alla normativa europea (Euro 0 – Euro 6). Quello che emerge dal report di Clean Cities è che, benché in Italia esistano un numero elevato di misure di restrizione del traffico inquinante, sono ancora poche le reali zone a basse emissioni che seguono il modello di Area C e Area B. La maggior parte delle LEZ italiane non sono, infatti, sottoposte a controlli sistematici o quantomeno regolari. Inoltre, sembrano mancare sia una comunicazione efficace rivolta ai cittadini che piani per il rafforzamento nel tempo delle restrizioni.

Carbon neutral‘ nelle città italiane?

Come si legge nella nota diffusa, Claudio Magliulo, Responsabile italiano della campagna Clean Cities avrebbe spiegato: “Le zone a basse emissioni funzionano. È però essenziale che i sindaci comunichino efficacemente e per tempo, e che siano presenti misure di supporto alla transizione. Quali ad esempio schemi che diano un accesso gratuito ai servizi di trasporto pubblico e di sharing mobility a fronte della rottamazione dei veicoli inquinanti. Le automobili stanno soffocando le nostre città, è ora di ricominciare a respirare“. Il report di Clean Cities spiega anche che nove città italiane sarebbero state selezionate dalla Commissione Europea per la missione 100 Climate-Neutral and Smart Cities.

Dati report Clean Cities @Elisa Gallo

Questo significa che tutti questi Comuni si impegnano a raggiungere la neutralità climatica, cioè zero emissioni nette, entro il 2030. Sono Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Come specifica ancora Magliulo: “È evidente che se le città italiane fanno sul serio, non potranno raggiungere la neutralità climatica senza eliminare dalle proprie aree urbane i veicoli inquinanti nell’arco di questo decennio. Si tratta di una sfida complessa, ma tecnologicamente alla nostra portata. Servono lungimiranza, coraggio politico e attenzione al creare una transizione giusta che non lasci indietro nessuno“.