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Dati Ispra sulla siccità: acqua disponibile ridotta del 19%

Secondo un'analisi approfondita è emerso che i trend degli ultimi trent'anni sono assolutamente in negativo

Il nostro Paese si trova difronte ad una sempre più annunciata crisi idrica; l’Ispra spiega che l’acqua disponibile si è ridotta del 19%. Questo quanto emerso dalle analisi che hanno analizzato i trend degli ultimi trent’anni. La siccità appare un fenomeno sempre più incombente. 

Conseguenza della crisi climatica, del riscaldamento globale o di altre cause ambientali, la crisi idrica sembra guardare da vicino anche l’Italia. Ormai i dati sulla situazione di bacini e fonti acquifere del nostro Paese appaiono, ogni giorno, più allarmanti. Dall’Ispra arriva un comunicato ufficiale che informa sulla portata reale della riduzione di acqua.

Secondo quanto si apprende da Ansa, l’Istituto di Ricerca del Ministero della Transizione Ecologica, avrebbe informato in un comunicato che, negli ultimi trent’anni, l’acqua disponibile si sarebbe ridotta del 19%. Un trend tutt’altro che positivo che mette in luce una situazione di emergenza che esige di essere valutata con attenzione massima.

Disponibilità di acqua a livello nazionale

Un’estate arrivata con anticipo, piogge meno frequenti, ghiacciai sciolti prima del tempo, sono queste alcune delle cause che stanno portando alla perdita complessiva di acqua. Situazione che sta coinvolgendo anche l’Italia e di cui arriva testimonianza attraverso i dati sulla riduzione delle falde acquifere e dei bacini idrici in tutto il Paese, da Nord a Sud. Ma come informa Ispra, in un comunicato ufficiale, il valore annuo medio di risorsa idrica disponibile per l’ultimo trentennio, 1991-2020, è ridotto del 19%; dati confrontati con il trentennio precedente e stimati dalla Conferenza Nazionale delle Acque tenutasi nel 1971 considerati valoro storico. Come scrive Ansa, inoltre, Ispra avrebbe spiegato che la disponibilità di risorsa idrica media annua, calcolata sul lungo periodo 1951-2020, ammonta a circa 141,9 miliardi di ; dei quali circa 64 miliardi di m³ vanno nelle falde acquifere.

In generale, dunque, i calcoli hanno mostrato un trend in negativo che ha condotto alla siccità di cui adesso portiamo le prime conseguenze. Le ultime riunioni degli Osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici, a cui ha partecipato anche Ispra, confermano che dal Fiume Po alle Alpi Orientali, fino ad arrivare all’Appennino Settentrionale lo scenario è di “severità idrica elevata“; mentre per il distretto dell’Appenino Centrale, in cui si registrano fenomeni di peggioramento, la severità è, attualmente, media. In conclusione, come scrive ancora Ansa, a livello nazionale si prevede una riduzione complessiva della disponibilità di acqua. Una situazione allarmante che prevede un calo della risorsa del 10% nel breve termine. Ma che sale al 40%, con punte del 90% al Sud, se calcolato a lungo termine. Tutto questo se la produzione di gas serra manterrà i preoccupanti livelli attuali.