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Cop26 l’accordo finale per il contrasto ai cambiamenti climatici

I 197 Stati Membri che hanno preso parte alla Conferenza delle Parti hanno firmato il documento definitivo

Con circa 24 ore di ritardo rispetto al previsto, arriva il documento finale della Cop26; dopo le tre bozze fatte circolare, i 197 Stati Membri hanno firmato il Patto per il Clima. Una conclusione sofferta, che non è riuscita ad escludere le polemiche per il rifiuto dell’India di abbandonare definitamente e rapidamente il carbone per la produzione di energia. Posizione che la Cina aveva preso per prima.

Una revisione “odiosa” ma inevitabile

Nonostante lunghi negoziati, trattative ‘interminabili’, modifiche e rettifiche, i 197 Stati Membri hanno sottoscritto il Patto per il Clima della Cop26. La polemica più incalzante è stata quella scaturita dalla richiesta dell’India che, all’ultimo momento, ha chiesto di sostituire al paragrafo 36 il termine “phase out” (uscita) dal carbone per la produzione energetica con il termine “phase down” (diminuzione). Questa misura, approvata a malincuore dalla maggior parte degli altri paesi, ha di fatti annacquato, in qualche misura, la parte relativa alle emissioni derivate dal carbone; richiesta che la Cina aveva avanzato prima dell’India. La Svizzera e anche diversi tra i piccoli stati insulari hanno espresso delusione per questa modifica giunta all’ultimo secondo.

Molti hanno definito la revisione “odiosa“, ma inevitabile per arrivare ad una conclusione. Alok Sharma non ha nascosto il suo stato d’animo; il presidente della Cop26 ha, infatti, ammesso di essere “profondamente dispiaciuto” per l’accaduto. “Capisco la profonda delusione, ma è vitale che proteggiamo questo pacchetto“, ha voluto sottolineare Alok Sharma, non riuscendo quasi a nascondere la commozione. Come ha scritto su Twitter il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres: “Il risultato della Cop26 è un compromesso che riflette gli interessi, le contraddizioni e lo stato della volontà politica nel mondo di oggi. È un passo importante, ma non basta. È ora di entrare in modalità di emergenza. La battaglia per il clima è la battaglia delle nostre vite e quella battaglia deve essere vinta“.

L’accordo alla Cop26

Il testo, approvato lo scorso sabato 13 novembre in tarda serata, si presenta come il primo accordo sul clima in assoluto; in quanto tale, esso pone in essere la pianificazione esplicita della riduzione di carbonio (responsabile del circa 40% di emissione di CO2 nell’ambiente e responsabile del gas serra); di conseguenza, tenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali è un obiettivo principale del Patto per il Clima. I tagli alle emissioni rimangono il 45% entro il 2030 rispetto al 2010, e zero emissioni nette intorno alla metà del secolo. Inoltre, il testo prevede anche una revisione entro la fine del 2022 degli impegni di decarbonizzazione messi in pratica da ogni singolo stato.

Nel Patto per il Clima vi è un invito a tutti paesi ad accelerare sulle fonti rinnovabili, a chiudere nel minor tempo possibile le centrali a carbone e ad eliminare i finanziamenti alle fonti fossili. Il documento finale della Cop26, chiede, tra le altre cose, di “accelerare gli sforzi verso la riduzione graduale dell’energia a carbone“. Una richiesta, inoltre, è quella di sostenere con sussidi mirati i paesi più poveri e vulnerabili, in linea con i contributi nazionali e riconoscendo “la necessità di sostegno verso una transizione giusta“. Ad ogni paese firmatario si chiede di rafforzare gli obiettivi per la riduzione delle emissioni per il 2030 ed entro la fine del 2022; ai paesi ricchi, inoltre, si chiede di rafforzare l’impegno e raddoppiare entro il 2025 i sussidi a favore dei paesi in via di sviluppo.

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