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Carburanti, impennata di prezzi per benzina, diesel e gas: cosa sta succedendo

I distributori segnano cifre rincarate in ogni parte d'Italia, al centro-nord si raggiungono anche i 2 euro al Kg

Mentre tutti i paesi del mondo sono in trattativa per raggiungere l’accordo definitivo verso la transizione ecologica, i prezzi dei carburanti arrivano alle stelle; gas, Gpl e metano, raggiungono cifre praticamente incredibili. In Italia, in alcuni impianti del centro-nord il carburante ha avuto un’impennata ‘da record’ raggiungendo addirittura i 2 euro al Kg.

Secondo i dati di Quotidiano Energia, come si legge su Ansa, i prezzi di benzina e diesel (seppur in netto aumento) sembrano più contenuti rispetto a quelli di gas e metano; tra le aziende che distribuiscono il carburante, ad esempio, Eni ha rialzato il prezzo del Gpl di 5 centesimi e di 1 centesimo quello di benzina e diesel.

Ma a cosa di deve il rialzo dei carburanti?

Codacons, dal suo sito ufficiale, fa sapere che l’aumento della benzina sarebbe dovuto al mancato raggiungimento dell’accordo tra i Paesi Opec sull’aumento della produzione di greggio durante il summit di Vienna: “Il disaccordo che ha impedito la chiusura delle trattative è avvenuto tra Arabia Saudita (primo paese produttore al mondo) ed Emirati Arabi Uniti (produttore emergente del cartello Opec). Gli Emirati, avendo effettuato negli ultimi investimenti enormi sui giacimenti di petrolio e gas, hanno chiesto di poter aumentare la produzione; rivedendo quindi gli accordi generali sui tagli che tutti i paesi devono rispettare. La richiesta è stata respinta da diversi Paesi Opec, prima tra tutti l’Arabia Saudita“; ciò ha portato ad un aumento notevole del prezzo del petrolio.

Per quanto concerne il gas invece, sembra che l’aumento sia dovuto all’incremento dei prezzi di mercato del gas; lo rivela Federmetano in un comunicato stampa ufficiale. Si legge su QuiFinanza che la Federazione Nazionale Distributori e Trasportatori di metano avrebbe lanciato l’allarme: “Dal 2005 a oggi il prezzo medio annuale del gas si è sempre attestato intorno ai 24,50 cents/smc”. Tutto potrebbe dipendere anche dalla ripresa dalla pandemia, oltre che dall’aumento di richiesta di materie prime; dall’inizio del 2021, infatti, il costo della materia prima sarebbe triplicato. Massimo Monti avrebbe spiegato che attualmente gli impianti di SprintGas vendono il metano a 1,1 euro al chilo, rispetto ai 90 centesimi di qualche mese fa. “Ma solo per compensare il differenziale del costo rispetto all’inizio dell’anno, dovremmo venderlo al doppio”.

Aumenti di prezzi e soluzioni praticabili

In base all’elaborazione di Quotidiano Energia, i prezzi sarebbero aumentati in maniera più o meno uniforme per ogni carburante; si legge su Ansa: “Tamoil ha mosso al rialzo di 4 centesimi il prezzo raccomandato del Gpl e di 1 centesimo quello di benzina e diesel. IP e Q8 hanno aumentato di 4 centesimi solo il prezzo raccomandato del Gpl”. Benzina fino ad 1,899 euro/litro (per servito, self oltre 1,7 euro/); diesel fino a 1,688 (servito, 1,558 euro/litro self).  Il Gpl va da 0,724 a 0,745 euro/litro, il prezzo medio del metano auto si posiziona tra 1,157 a 1,631 euro/kg.

Se da un lato la richiesta di gas naturale mostra una tendenza di molti utenti a voler ridurre le emissioni, dall’altro lato l’incremento dei prezzi potrebbe scoraggiare questa tendenza. Proprio per questo è importante mettere al vaglio delle soluzioni che non facciano abbandonare l’idea di declinare le scelte verso carburanti non nocivi; a tal proposito, Federmetano, ad esempio, fa sapere che sta lavorando: “per sensibilizzare il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero della Transizione Ecologica per intervenire in modo da arginare questi pesanti aumenti: tra le possibili misure poste all’attenzione delle Istituzioni anche quella relativa alla riduzione degli oneri di sistema”.

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