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Il picchio, un uccello unico in natura: la sua lingua è lunghissima

Nonostante con il passare del tempo le tecnologie stiano migliorando ed il progresso umano diventi sempre più significativo, difficilmente saremo capaci di raggiungere la perfezione che contraddistingue le opere di Madre Natura. Ci basti pensare a noi stessi: gli automatismi presenti all’interno del nostro organismo sono tanto complicati quanto incredibilmente fluidi. Ma, nonostante la nostra specie sia una di quelle più evolute presenti sul Pianeta, non è l’unica a presentare delle particolarità incredibili. Oggi infatti vogliamo portare alla vostra attenzione ciò che Madre Natura ha pensato per il picchio, ossia uno degli uccelli più affascinanti dell’intero mondo animale.

In effetti, anche grazie ad un cartone animato, un po’ tutti conosciamo la particolarità più celebre di questo uccello. Come si può in effetti desumere anche dal suo nome, il picchio è famoso per il suo becco molto tagliente, in grado di battere decine di migliaia di volte in un giorno contro la corteccia di un albero creando dei veri e propri buchi. Ma se questa sua particolarità è sostanzialmente nota a tutti, ce n’è un’altra ancora più singolare che riguarda il suo cranio e la sua lingua.

Tutto previsto in ogni dettaglio

Perché in effetti un ritmo di colpi di becco così estenuante come quello del picchio (fino a 20 ogni secondo) potrebbe essere deleterio per il suo cranio. Madre Natura l’ha invece dotato di una serie di ossa craniche particolarmente spugnose, in grado di attutire il colpo e preservare la condizione del cervello al suo interno.

La lingua del picchio inoltre è spaventosamente lunga. Dopo aver creato il buco con il suo becco tagliente, l’uccello inserisce quest’ultima all’interno alla ricerca di larve ed insetti. Una volta conclusa la sua funzione però, la lingua è troppo lunga per essere contenuta all’interno dell’escrescenza dura di questo volatile. Qui Madre Natura si è davvero superata: la lingua del picchio è in grado di avvolgersi letteralmente attorno al suo cranio. Ancorata all’osso ioide infatti, questa arriva, facendo il giro, addirittura all’altezza degli occhi dell’uccello. Incredibile, vero?

 

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