Come ci capita di ripetere spesso, la questione inquinamento tange solo relativamente il cittadino qualunque. Se infatti in casa possiamo dare il nostro piccolo contributo alla faccenda ambientale, il grosso del problema è figlio di un altro tipo di disinteresse umano. Il riferimento è evidentemente al settore industriale, a quello dei trasporti e, ancora più in generale ai grandi interessi economici che prevaricano quello comune, cioè quello ecologico. Si pensi ad esempio al trasporto marittimo: questo è in grado di generare il 2.5% delle emissioni annuali di CO2, per un totale di circa 940 milioni di tonnellate annue.
Insomma, parliamo di numeri per nulla trascurabili. Occorre dunque una revisione totale dell’intero sistema facente riferimento al trasporto marittimo. Il più banale – oltre che fondamentale – degli interventi è certamente quello relativo ai carburanti che vengono utilizzati. Il gasolio per navi, detto bunker, dovrà essere sostituito al più presto. Le alternative più green sono rappresentate dal gas naturale liquefatto e soprattutto dall’idrogeno.
Un cambiamento radicale
Ma i carburanti non costituiscono l’unica realtà migliorabile. Come vi avevamo raccontato per quello aereo, anche il trasporto marittimo dovrà letteralmente rivedere le sue rotte. Sfruttare appieno le correnti, la forza delle onde, ed in generale le potenzialità offerte dalla natura potrebbe rappresentare un ottimo inizio per una svolta verde.
Un altro passo fondamentale è quello rappresentato dal cold ironing. Con questo termine si definisce l’alimentazione elettrica delle navi ormeggiate all’interno delle realtà portuali. In questo modo si possono spegnere completamente i motori principali e quelli ausiliari, generando un minus importante per ciò che riguarda le emissioni generate dal trasporto marittimo. Infine i treni: le merci scaricate dovrebbero essere preferibilmente trasportate sulla terraferma via rotaie piuttosto che su gomma come avviene ancora oggi.
In assenza di un intervento subitaneo, il trasporto marittimo rischia di far segnalare un aumento stimato tra il 50 ed il 250% dell’inquinamento entro il 2050. Queste le terribili stime della International Maritime Organization.
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