La curcuma dai poteri magici: curiosità sulla spezia di 6000 anni
La curcuma è una delle spezie più utilizzate in tutto il mondo. La sua polvere gialla ambrata fa da base alle numerose varianti esistenti del curry e per questo è uno degli ingredienti base della cucina orientale. La radice della curcuma è originaria dell’Asia sud-orientale e la sua storia va avanti da circa 6000 anni. Infatti la polvere estratta da questa straordinaria radice, oltre che ad essere una potente spezia da utilizzare in cucina, possiede numerose qualità benefiche per il nostro organismo.
Nel nostro Paese si è ancora molto restii nell’utilizzo delle spezie.
Per fortuna la multietnicità delle nostre metropoli ha portato alla luce numerosi ingredienti provenienti da luoghi ben lontani dall’Italia. Se ciò da una parte ha comportato spavento nei confronti del “nuovo”, dall’altra ha convinto migliaia di persone a modificare il proprio stile di vita.
La curcuma dalle mille proprietà
Come dicevamo la curcuma deriva dalla radice della Curcumalonga, una pianta appartenente botanicamente alla famiglia delle Zingiberacee. Il rizoma, ovvero la polvere estratta dalla radice, non è utilizzato immediatamente. Prima di trovarsi tra le mani la spezia da noi conosciuta infatti, il rizoma è sbollentato, fatto essiccare e infine tritato. Questa polvere dorata viene utilizzata da millenni in varie parti del mondo. In India per esempio la curcuma veniva usata per colorare le tipiche tuniche indossate dai monaci buddhisti.
Anche la medicina Ayurvedica l’ha sempre considerata essenziale per la preparazione di medicinali naturali. Infatti la curcuma ha potenti qualità antinfiammatorie e cicatrizzanti. Le donne indiane inoltre sono ancora oggi solite creare delle maschere viso che prevedono l’utilizzo di questa spezia: la polvere ambrate della curcuma è infatti considerata un antirughe ideale. Ultimamente gli studiosi stanno cercando di valutare quali altre proprietà benefiche possa avere questa radice. Sicuramente ad oggi l’azione protettiva di questa spezia è osservata nella quasi la totalità delle persone che soffrono di disturbi intestinali e di radicali liberi.
LEGGI ANCHE: Le piste ciclabili in aumento grazie alla pandemia: il dolce paradosso