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Le città costiere stanno sprofondando, pesano troppo: la ricerca

Spesso ci capita di additare l’uomo per le conseguenze delle sue azioni sconsiderate. Nella maggior parte dei casi, quando utilizziamo un vocabolario del genere, ci riferiamo al fatto che i cambiamenti climatici sono scaturiti proprio dal nostro disinteresse. La sciagura che sta prendendo forma è certamente la peggiore alla quale potremmo assistere, ma purtroppo non è affatto l’unica. La nostra specie infatti sta danneggiando se stessa non solo nella chiave sovracitata, ma anche in diversi altri frangenti. Uno di questi è analizzato all’interno di uno studio svolto da Tom Parsons, uno scienziato del United States Geological Survey. Il tema di questo lavoro è lo sprofondamento delle città costiere e, nello specifico, di San Francisco.

Perché si, non basta la consapevolezza che, di qui a pochi anni, il livello del mare si alzerà in maniera abbastanza corposa. Le città costiere si stanno letteralmente “scavando la fossa” da sole, grazie al peso delle opere antropiche.

San Francisco come Atlantide?

Se infatti le acque marine saliranno di circa 30 cm nei prossimi trent’anni, le nostre città costiere sprofondano a dei ritmi abbastanza preoccupanti. Nel caso preso in analisi, il suolo della città di San Francisco ha fatto segnalare una discesa di oltre 8 centimetri in pochissimi secoli. Il motivo è piuttosto semplice: il peso di tutto ciò che è ospitato sulla terraferma.

Secondo un calcolo approssimato (per difetto), la sola parte costiera della metropoli californiana ospita qualcosa come 1.6 trilioni di kg di opere antropiche. Per rendere l’idea, stiamo parlando di un peso paragonabile a quello di circa 9 milioni di aeroplani di linea. Inoltre San Francisco sorge nelle vicinanze di una faglia, rendendo il rischio potenzialmente ancora maggiore.

Data la sottigliezza della litosfera nelle realtà delle città costiere, il rischio sprofondamento è sempre più elevato. Quello di San Francisco è esclusivamente un caso di studio, ma il medesimo discorso vale in ogni zona del nostro Pianeta. Insomma, qualcosa va cambiato. Il rischio, altrimenti, è quello di trovarci in pochissimi anni letteralmente inondati.

 

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