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Nel 2050 il mare potrebbe ospitare più plastica che pesci

Quando parliamo di inquinamento purtroppo finiamo per non sorprenderci più di nulla. L’uomo in effetti è stato capace di dimenticare completamente il concetto di rispetto nei confronti della natura e molto spesso abbiamo prova palese di tutto ciò. Se infatti i cambiamenti climatici sono poco percettibili senza dei dati a supporto, l’invasione della plastica nelle acque del mare è assolutamente tangibile per ognuno di noi. Un po’ tutti infatti abbiamo provato la terribile esperienza di toccare un sacchetto per la spesa o una bottiglietta di plastica durante un bagno estivo nella nostra località di villeggiatura.

Oggi incappare in un incontro del genere non è assolutamente improbabile: domani, con tutta probabilità, lo sarà ancora di meno. Secondo uno studio della Fondazione Ellen MacArthur, nel 2050 il peso della plastica che finirà negli oceani scavalcherà quello dei suoi abitanti, i pesci. Quando si parla di milioni di tonnellate però il rischio è sempre quello di focalizzare solo in parte il rischio a cui andiamo incontro. Ecco un esempio pratico: oggi nel mare finisce circa un camion pieno di plastica ogni minuto. Nel 2030, ai ritmi odierni, questi camion diventeranno due.

Un mare di plastica

Si pensi che dal 1964 al 2021 la produzione di plastica mondiale ha fatto riscontrare un aumento del 2000%. I numeri non mentono mai, specialmente in queste occasioni. Secondo i calcoli pubblicati all’interno del suddetto lavoro oggi l’uomo è in grado di riciclare circa il 5% della plastica che mette in circolazione. Il 40% di questa finisce in discarica, mentre approssimativamente il 33% inquina le acque marine.

I maggiori fautori di questo scempio sono cinque paesi asiatici: Cina, Filippine, Thailandia, Indonesia e Vietnam. Da questi luoghi proviene circa il 60% dell’inquinamento totale da plastica. Ormai c’è poco da fare: non ci resta che sperare che le previsioni, inspiegabilmente, risultino sbagliate.

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