Il mondo della natura è sul serio qualcosa di estremamente interessante. I misteri che si nascondono dietro ad ogni processo che si svolge sul nostro Pianeta sono molteplici e l’uomo, spinto dalla curiosità, non può fare altro che osservarli, studiandoli. Una moltitudine di questi ormai è di dominio pubblico, ma fondamentalmente non raggiungeremo mai nulla di simile all’onniscienza scientifica. Certamente però uno dei processi più interessanti che conosciamo è quello della fotosintesi che avviene in natura. Le piante riescono tramite questo processo ad ottenere energia dalla luce con l’aiuto della clorofilla, un pigmento di colore verde.
Una ricerca apparsa qualche giorno fa su Global Change Biology ha decretato qualcosa di paradossale: meno clorofilla nelle piante potrebbe favorire la lotta ai cambiamenti climatici. Vediamo insieme come è possibile…
Meno verde per una buona causa
Sembra assurdo, ma tutto ha una sua logica precisa. Effettivamente durante il processo di fotosintesi, le piante incamerano tramite la clorofilla tutta la luce solare. Questa di fatto ha un suo calore che, essendo inglobato, contribuisce – seppur in minima parte – all’innalzamento delle temperature sulla superficie terrestre.
Modificando le piante ed abbassando loro la “dose” di clorofilla dunque verrebbe riflesso un quantitativo maggiore di luce da queste ultime. Ciò, alla lunga, scaturirebbe un’ottima ipotesi di lotta ai cambiamenti climatici. Non solo, secondo alcuni studi, una minor quantità di clorofilla ottimizzerebbe le prestazioni delle piante: lo scotto da pagare sarebbe dunque esclusivamente quello di una colorazione più pallida.
Interessante come dunque in laboratorio si potrebbe trovare una soluzione per migliorare le nostre condizioni vitali. Un po’ meno motivante è certamente il fatto che l’uomo, piuttosto che modificare le proprie abitudini, preferisca modificare i quantitativi di clorofilla all’interno delle piante.