C’è poco da fare, i cambiamenti climatici sono in grado di innescare un quantitativo di processi incredibile sul nostro Pianeta. L’alterazione di alcuni equilibri naturali infatti non può che comportare conseguenze nefaste per la nostra realtà. La vita – in tutte le sue forme – è possibile qui e non altrove proprio grazie a questi incredibili bilanciamenti che, purtroppo, continuano sempre più a venir meno. Oggi vogliamo parlarvi di un paradosso nel quale, forse inconsciamente, stiamo incorrendo. Conosciamo alla perfezione la ruota generata dal surriscaldamento globale: il termometro va su, i ghiacci si sciolgono, i mari si alzano e l’acqua guadagna sempre più spazio sulla terraferma grazie all’erosione. Silenziosamente però avviene il processo contrario nei bacini interni dove l’acqua dolce è protagonista. Uno di questi, il più grande di tutti, è il Mar Caspio.
Questo si sta prosciugando ad una velocità anomala e, guarda caso, il motivo è proprio l’innalzamento delle temperature medie. Una ricerca sconvolgente ha previsto uno scenario più che preoccupante: il 34% delle acque di questo lago gigante rischiano di prosciugarsi entro la fine del secolo.
Cartine da cambiare
In molti ricorderanno l’assurda scomparsa del lago d’Aral, ormai ridotto a poco più di una pozza. Nel caso del Mar Caspio, momentaneamente questo rischio è scongiurato. Nulla vieta però di pensare che questo processo di prosciugamento possa aggravarsi nel tempo. L’essiccazione, fino a poco tempo fa era stimata per circa uno o due centimetri ogni anno. Una ricerca condotta da un pool di esperti tedeschi e olandesi e pubblicata su Communications Earth and Environment sembra dissociarsi fortemente da queste cifre.
Sembra infatti che gli scienziati abbiano quantificato il medesimo dato in sei o sette centimetri l’anno: le conseguenze sarebbero dunque devastanti. Considerato che il volume di acqua proveniente dal Volga è pressoché invariato ed il medesimo discorso è assimilabile rispetto alle precipitazioni invernali, la causa del prosciugamento del Mar Caspio non può che essere ricercata nell’innalzamento delle temperature medie.
Lo studio ci “regala” anche delle previsioni precise. Nel caso in cui i parametri stabiliti dagli Accordi di Parigi fossero rispettati, entro fine secolo dovremo rinunciare a circa il 18% della superficie del Mar Caspio. Se invece questi parametri non dovessero cambiare nel giro di pochi anni, i numeri sarebbero impietosi. Scomparirebbe infatti circa il 34% dell’acqua presente nel lago più grande del mondo. In entrambe le ipotesi la biodiversità sarebbe intaccata in maniera considerevole. Il dramma è servito.