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BARRIERA DI GHIACCIO AL COLLASSO NELL’ARTICO: È L’ULTIMA RIMASTA

Il nostro Pianeta, in maniera silenziosa, sta cambiando. Questo processo purtroppo avviene ad un ritmo spaventosamente rapido rispetto alle abitudini. Il triste merito va assegnato ai tanto nominati cambiamenti climatici, in grado effettivamente di stravolgere la realtà in cui viviamo. Questi però non si sono generati in solitaria: l’uomo, suo malgrado, è stato l’ago della bilancia per il suo stesso destino. Non siamo però gli unici abitanti della Terra: quando a rischiare la vita sono specie divenute ormai a rischio, dovremmo metterci seriamente le mani nei capelli. È di poche ore fa la notizia che l’ultima barriera di ghiaccio presente sul nostro Pianeta sta mostrando dei forti segni di cedimento.

Questa è situata nello stretto di Nares, ovvero il tratto di mare che separa le coste di Groenlandia e Canada. Il danno che lo scioglimento di questa barriera di ghiaccio recherebbe alla natura artica sarebbe davvero senza alcun precedente.

Stoica, ma non eterna

Non tutti ne sono a conoscenza, ma in questa zona è presente una vera e propria barriera di ghiaccio che è li, ferma immobile, probabilmente da millenni. Il fatto che questa sia statica ed abbia resistito all’aumento delle temperature al quale assistiamo ormai da decenni è sempre stato fondamentale per la preservazione del patrimonio naturale artico.

Se infatti, come normale, in primavera questa barriera di ghiaccio riduce le sue dimensioni, con i primi freddi autunnali torna ad accorparsi in grandissime lastre. Ciò è possibile grazie a del ghiaccio perenne che, ahinoi, pare non essere più tale. Una ricerca condotta da un pool di esperti provenienti dall’Università di Toronto e pubblicata su Nature Communications dipinge l’ipotesi di un collasso come un vero e proprio dramma potenziale.

La barriera di ghiaccio presente nello stretto di Nares è definita dagli esperti “Last Ice Area“. Ciò per via della sua importanza fondamentale in rapporto alla biodiversità. Una deriva di questa massa nell’Oceano non farebbe altro che provocare la sentenza definitiva rispetto all’estinzione di specie ormai rarissime come l’orso polare.