Come ci capita di ripetere spesso, il 2020 tra le tante sciagure ci ha regalato qualcosa di buono. Una maggior consapevolezza rispetto a quelle che devono essere le nostre reali priorità. La salute è da anteporre a qualunque cosa, ma non dobbiamo commettere l’errore più grande: pensare solo a quella umana, tralasciando nuovamente quella del Pianeta su cui abbiamo la possibilità di vivere. In Brasile però sembrano non aver captato questo messaggio: è stata recentemente approvata la costruzione di un’autostrada che attraverserà la Foresta Amazzonica.
L’idea è quella di una strada transoceanica, una vera e propria arteria che passa per una grandissima parte dell’America Meridionale. Poco male penserete, l’importante è che questa rispetti i parametri di sostenibilità e che sorga in un’area già “bonificata”. Il punto è proprio questo: nel progetto dell’autostrada amazzonica in realtà sono inclusi una serie di gesti che rispecchiano un totale disinteresse rispetto a moltissimi argomenti.
Una striscia di asfalto nel polmone verde
Il primo tra questi non può non essere la deforestazione. Sono anni che, in maniera costante, evidenziamo il problema di un accanimento esagerato nei confronti della foresta pluviale più grande del nostro pianeta. Per lasciare spazio all’autostrada amazzonica, che sarà lunga circa 151 chilometri, la biodiversità sarà messa sotto scacco. Piccolo appunto: negli ultimi 12 mesi il tasso di disboscamento è stato il più alto dal 2010.
Alberi e cespugli bruciati e abbattuti, alcuni corsi d’acqua deviati e moltissimi animali allontanati dal loro habitat: ecco un piccolo riassunto di ciò a cui si andrà incontro. Il tutto con lo scopo di una carreggiata dritta, proprio come le idee incredibilmente anacronistiche del presidente Bolsonaro.
E c’è di più: a causa della costruzione dell’autostrada amazzonica saranno allontanate alcune tribù indigene dalle loro dimore, costrette dunque a compiere un assurdo trasloco. Si tratta di Nukini, Jaminawa e Popyanawa che si sono schierati al fianco delle più importanti associazioni ambientaliste del paese protestando ardentemente. Insomma, un vero e proprio scempio: la speranza, probabilmente vana, è che la ragionevolezza possa tornare a regnare nel cervello di chi ha ideato un’autostrada che sarebbe totalmente deleteria per il destino della Foresta Amazzonica.