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L’UNGHERIA DICE NO ALLE PELLICCE: ANIMALISMO E PREVENZIONE DI INFEZIONI INDESIDERATE

In questa epoca particolarissima, abbiamo la necessità di rivisitare quelle che sono le nostre priorità nella vita. La parola modernità molto spesso viene intesa come un sinonimo di idee progredite e di innovazione. Osservando la maggior parte dei processi che invece oggi prendono corpo, possiamo dire che quella appena espressa è un’equazione del tutto discutibile.

Una società definibile moderna nel vero senso della parola infatti avrebbe a cuore costantemente questioni inerenti la salute di tutte le specie viventi. L’uomo invece troppo spesso continua ad agire come se la sua posizione fosse di spicco rispetto al resto degli abitanti della terra. Questo modus operandi può risultare efficace finché la natura non si ribella: abbiamo visto come possa bastare un banale virus sconosciuto per uccidere quasi un milione e mezzo di persone in tutto il mondo.

È ora di invertire la rotta

Non è mai troppo tardi per prendere alcuni provvedimenti che abbiano come scopo la salvaguardia dei nostri coinquilini terrestri. Il mercato delle pellicce è esemplare in questo senso: l’uomo le utilizza per sfarzo e le considera tra i capi di abbigliamento più eleganti che esistano. L’animale però, per dar vita ad uno di questi indumenti, è letteralmente scuoiato.

L’Ungheria in questo senso ha vietato l’allevamento di alcuni animali che nella maggior parte dei casi vengono utilizzati proprio per questo scopo. Il governo magiaro infatti si è espresso favorevolmente a questa proposta, onde evitare che visoni, puzzole e nutrie possano essere vittime di un triste destino.

C’è da osservare come però tra le motivazioni reali esista anche quella di preservare la salute pubblica. Non è ancora chiaro come, ma sembra che soprattutto i visoni siano coinvolti nella pandemia in atto. Due piccioni con una fava diremmo in Italia: mostrarsi animalisti per preservare la salute dei cittadini ungheresi.