L’uomo, volente o nolente, ha condannato il resto degli abitanti della Terra ad una vita difficoltosa. La nostra routine infatti spesso non ha incluso il rispetto, in primis ed in generale del Pianeta.
Sono molteplici i motivi per cui gli animali sono in difficoltà: in testa troviamo certamente la modifica degli habitat naturali, dovuta sia ai cambiamenti climatici che a vere e proprie logiche di modifica di questi ultimi per un utilizzo antropico. Nonostante in molti si definiscano animalisti, ancora esiste troppa gente che ama osservare una bestia intrappolata in una gabbia dello zoo o sfruttata in un circo. Di motivi ce ne sarebbero a bizzeffe, ma quello che ci sembra più anacronistico, nel 2020, è certamente il bracconaggio.
Sola ma accompagnata
Il fenomeno della caccia in qualche maniera ci ricorda un passato in cui la parola rispetto non faceva minimamente parte del vocabolario umano. Soprattutto in alcuni contesti invece alcune parti del corpo degli animali sono molto bramate. L’obiettivo è quello di una rivendita al mercato nero a dei prezzi esorbitanti.
Questo tipo di logiche ha portato le giraffe bianche a sfiorare l’estinzione. In Kenya infatti rimane esclusivamente un esemplare maschio dopo che, durante lo scorso marzo, sono stati uccisi una mamma ed un figlio dai bracconieri. Il fatto che questo “giraffo” sia rimasto solo, implica anche una impossibilità per quanto riguarda un’ipotesi di ripopolamento forzato.
C’è da proteggere anzitutto la sua incolumità. Proprio per questo motivo, le associazioni ambientaliste africane hanno ottenuto il permesso di tracciare i movimenti di questo splendido quanto rarissimo animale. Su una protuberanza della sua testa infatti è stato applicato un piccolo dispositivo gps, che segnalerà ogni suo movimento. Nel momento in cui si avvicinerà in aree in cui i cacciatori sono più soliti agire, scatterà un piano d’allarme specifico. E pensare che i “cattivi” siamo noi stessi…