Ambiente

PERÙ, GLI ASPARAGI CRESCONO GRAZIE ALL’ACQUA DEI GHIACCIAI: LA NATURA PER LA NATURA

Conosciamo benissimo la disparità che esiste tra i vari continenti del nostro Pianeta. Questa è prettamente riscontrabile per quanto riguarda le possibilità economiche della popolazione e la effettiva quadratura degli apparati statali. L’Africa purtroppo ad oggi continua a mantenere l’ultimo posto di questa assurda classifica, nonostante le potenzialità del terreno siano incredibili.


Il Sud America invece ha conosciuto epoche peggiori di quella odierna: le condizioni di vita dei cittadini sono in netto miglioramento da qualche decennio. Oggi vogliamo raccontarvi un qualcosa che avviene in Perù, “sfruttando” le conseguenze del surriscaldamento globale. Se questo processo infatti è ormai inevitabile, è possibile fare utilizzo dell’acqua che scende dai ghiacciai per potenziare l’agricoltura.

Il miracolo andino

Nel paese che ha come capitale Lima, il tasso di povertà è sempre stato molto alto. Se pensiamo però che nel 2005 circa il 52% della popolazione era considerato povero, possiamo rivalutare il 16,5% riscontrato nel 2019. Oltre ad essere il secondo produttore di rame al mondo, il Perù gode di un’abbondanza di acqua notevole. I terreni amazzonici sono per natura “umidi“, mentre i ghiacciai andini stanno cedendo a causa dell’innalzamento delle temperature.

Quale miglior occasione per sfruttare con pragmaticità questa disgrazia? Ecco infatti che questo paese risulta tra i maggiori esportatori mondiali di mirtilli e soprattutto di asparagi. Questi ultimi hanno bisogno di alcune condizioni specifiche per crescere in maniera ideale: esattamente quelle che si sono venute a creare nel paese sudamericano.

Pensare ad una coltivazione in grado di generare un business da circa 450 milioni di dollari all’anno e fino a 10.000 posti di lavoro ci autorizza a pensare che, con una progettualità seria, è possibile sollevare le sorti di uno stato grazie ad un “sano sfruttamento” della natura.

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