Curiosità

LA STORIA DI MAJOR BIDEN, FUTURO “FIRST DOG”: DAL CANILE ALLA CASA BIANCA

Negli scorsi giorni, i media di tutto il mondo si sono soffermati sulla questione relativa alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Gli “esteri” sono una categoria sempre molto seguita ed interessante, ma in alcuni momenti diventano il centro focale di ogni testata giornalistica cartacea, web o televisiva che sia.


Non per nulla, ma gli USA costituiscono una delle realtà più importanti dell’intero Pianeta. Sono leader in una moltitudine di settori e, molto spesso, dettano le regole del gioco anche nei confronti dell’Europa. Nello “scontro” che è appena avvenuto tra repubblicani e democratici, c’erano di mezzo anche gli animali. Scopriamo insieme perché…

A volte ritornano (i first dogs)

Dondald Trump, durante il suo mandato che si avvia alla conclusione, non ha voluto alcun “pet” nella sua residenza di Washington D.C., interrompendo una tradizione che continuava da diversi decenni. Votando in maggioranza per il partito democratico, oltre a sostenere idee più liberiste, gli americani hanno scelto il ritorno degli animali alla Casa Bianca.

“Let’s put dogs back to the White House”, ha recitato un post pubblicato sui canali social del candidato dem

Joe Biden infatti, neo presidente eletto, si insedierà il 20 gennaio 2021 portando con se i suoi due pastori tedeschi. Questi sono Champ (da 12 anni al fianco del politico) e Major. Proprio il secondo darà vita ad una prima volta: sarà il primo cane proveniente da un canile a vivere all’interno delle stanze del Presidente. La sua adozione è infatti avvenuta nel 2018 successivamente ad un’intossicazione e grazie all’intercessione della figlia di Joe, Ashley Biden.

Rimangono celebri alcuni animali presidenziali come Fala, il terrier di Franklin Delano Roosevelt e la coppia formata da Buddy e Socks , cane e gatto della famiglia Clinton. L’augurio, vista la sensibilità del nuovo Presidente, è evidente. Osservare in un prossimo futuro, tra le altre cose, un inasprimento delle sanzioni per chi, nel 2020, ancora è capace di compiere un gesto aberrante come l’abbandono.

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