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Il fast fashion contro gli sprechi: quando riciclare è di moda

Molto spesso parliamo di ambiente tenendo presente che i marchi di alta moda non possono dimenticare alcuni lati della comunicazione rivolta al pubblico, ad oggi cruciali. Pensare infatti ad un’azienda che cura esclusivamente i propri interessi, oggi, è improbabile.


La gamma di acquirenti potenziali è esposta ad un quantitativo di notizie troppo grande e vario per non stare attenti a ciò che sta succedendo al nostro Pianeta. Come detto però, siamo soliti raccontarvi alcune azioni volte all’interesse ambientale intraprese dalle aziende più famose del globo. Oggi vogliamo invece parlarvi di quello che in gergo è definito “fast fashion“, facendo il verso al concetto di “fast food” tanto caro alla mentalità anglosassone e americana.

Nulla lasciato al caso

Le luci dei riflettori sono spesso puntate sui marchi che costituiscono un vero e proprio vanto per i paesi nei quali sono stati concepiti. La verità però è che nella maggior parte dei casi, i cittadini fanno riferimento a tutt’altro settore della moda. Le aziende leader del settore del “fast fashion” sono ormai costantemente presenti nell’armadio di ognuno di noi.

Anche queste ultime, in qualche maniera, godono di una certa importanza nel mondo consumista odierno. Ecco perché la questione ambientale risulta cruciale anche nel loro caso. Zara, ad esempio, ha annunciato che i suoi capi saranno totalmente sostenibili entro il 2025. Che si tratti di cotone, lino e poliestere, questi rispetteranno l’ambiente. 

Anche H&M, Uniqlo e Mango hanno da poco annunciato la creazione di alcune linee di vestiario eco-consapevoli, attente al rispetto della natura ma anche alla sensibilizzazione di chi acquista il prodotto all’interno dello store.

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