La questione relativa all’inquinamento purtroppo ci sta letteralmente sfuggendo di mano. Purtroppo, non avendo una tangenza pratica significativa con le conseguenze comportate dai cambiamenti climatici, non riusciamo a realizzare appieno quelli che sono i rischi che ci prendiamo. Ormai è tardi, si tratta solo di fare un conto alla rovescia rispetto a quando avverrà il tracollo definitivo.
La maggior parte di noi non vive nelle zone limitrofe ai poli, dove l’innalzamento delle temperature sta comportando uno scioglimento ad un ritmo spropositato che rischia di generare un innalzamento del livello del mare importante. Numeri riportati da organizzazioni internazionali dipingono lo scenario odierno come tragico. Vediamo insieme qualche dettaglio.
Situazione disperata
I dati forniti dal Copernicus climate change service (C3s) sostengono che il buco dell’ozono, nella zona dell’Antartide, ha raggiunto delle dimensioni senza alcun precedente. I numeri, implementati dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio per conto della Commissione Europea, non lasciano spazio di interpretazione.
Nella zona corrispondente al polo sud infatti, l’espansione di questo fenomeno è sfuggita di mano e ha fatto segnare il suo record. In questo senso, è stato osservato uno spessore che rasenta lo zero nella stratosfera, implementato da un’ampiezza che non è mai stata così grande.
Singolare il fatto che questo evento si verifichi proprio nell’anno in cui la questione climatica sembrava aver avuto un discreto aiuto dal lockdown. I dati raccolti durante la “pausa mondiale” effettivamente sono stati positivi, ma come ripetiamo spesso due mesi di respiro non possono certo bilanciare secoli di apnea.