Curiosità

IL WWF LANCIA L’ALLARME: DAL 1970 FAUNA SELVATICA RIDOTTA DEL 68%

Fino al momento in cui sentiamo ed leggiamo della retorica allarmista, purtroppo tendiamo a non realizzare a pieno quelli che sono i rischi che stiamo correndo. Certo, una chiave di interpretazione del genere è fin troppo antropocentrica. Chi rischia conseguenze tragiche infatti non è esclusivamente l’uomo, ma la totalità delle forme di vita presenti sulla Terra.

Occorre dunque affiancare a delle notizie da panico, dei numeri che siano esplicativi delle tragedie che, silenziosamente, avvicinano il declino definitivo del nostro Pianeta. In questo senso, una delle organizzazioni che si prodiga maggiormente per la conservazione del patrimonio naturale è certamente il WWF. Molto spesso i comunicati ed i report rilasciati da questa ong non fanno che spaventarci ulteriormente.

Due su tre non ci sono più

Come anticipato dunque, solo nel momento in cui abbiamo davanti ai nostri occhi dei numeri spaventosi riusciamo a realizzare che i rischi non sono esclusivamente parole, ma veri e propri fatti.

Nella pubblicazione annuale “Living Planet Report 2020” abbiamo la possibilità di leggere un dato che definire spaventoso è un eufemismo. Calcolando il numero di animali selvatici presenti sulla Terra nel 1970 e facendo un censimento di quelli osservabili oggi, il confronto è imbarazzante.

La riduzione è pari al 68%, ovvero praticamente di due terzi del totale nel giro di solo mezzo secolo.

Non possiamo ignorare questi segnali: il grave calo delle popolazioni di specie selvatiche ci indica che la natura si sta deteriorando e che il nostro pianeta ci lancia segnali di allarme rosso sul funzionamento dei sistemi naturali. Dai pesci degli oceani e dei fiumi alle api, fondamentali per la nostra produzione agricola, il declino della fauna selvatica influisce direttamente sulla nutrizione, sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza di miliardi di persone

Si tratta dunque in tutto e per tutto di una catastrofe. I numeri sono imbarazzanti e la necessità di un cambiamento di rotta è evidente. Sostenibilità, logiche di economia circolare, ecologia e conservazione degli habitat devono tornare ad essere le priorità dell’intera popolazione terrestre.

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