Il discorso relativo ai cambiamenti climatici purtroppo trova continuamente spazio all’interno dei nostri articoli. Non potremmo fare altrimenti, dati i continui aggiornamenti negativi che riceviamo con una costanza imbarazzante. Il periodo del lockdown ci aveva illusi con dei numeri positivi, che però non hanno visto una conferma nei mesi subito successivi.
Uno degli argomenti di cui vi parliamo più spesso, ovviamente, è lo scioglimento dei ghiacci. Nello specifico, ciò di cui ci occupiamo con maggior frequenza, è certamente il cambiamento che sta avvenendo nelle calotte polari del nostro Pianeta. Oggi purtroppo dobbiamo segnalarvi i risultati di una ricerca effettuata riguardo le fratture sulle piattaforme di ghiaccio in Antartide.
Semplice e devastante
Si tratta di uno studio effettuato da alcuni esperti della Columbia University e pubblicato su Nature: questo ha sfruttato database raccolti sul campo e li ha confrontati con immagini satellitari raccolte negli ultimi anni.
Anche i blocchi di ghiaccio che definiremmo “sempiterni” purtroppo sembrano essere intaccati dall’innalzamento delle temperature. Secondo il pool di ricercatori, circa il 60% di questi o è già soggetto a fratture o lo sarà nel breve periodo. Questo processo provocherà conseguenze spaventose, che purtroppo, ragionevolmente, finiranno per inficiare sulla qualità della vita terrestre.
Il processo di scioglimento è tanto semplice quanto assurdo: le temperature alte sciolgono la parte superficiale delle lastre di ghiaccio e formano delle fratture. L’acqua che si crea, tende ad entrare all’interno delle piattaforme grazie ai buchi che si sono formati, favorendo lo scioglimento dall’interno. Non si tratta peraltro di una novità: sembra infatti che già nel 2002 la piattaforma Larsen B sia scomparsa nel giro di 6 settimane seguendo esattamente questo iter.