Nella maggior parte dei casi, quando vi riportiamo cifre da fonti attendibili, lo facciamo perché ci fidiamo di come questi sono stati raccolti. Nel nostro lavoro avere la sicurezza che ciò che si sta affermando sia reale e non una fake news è una delle cose più importanti. Ecco perché accanto ad un dato cerchiamo di riportare ogni volta la sua fonte, come probabilmente è giusto che sia.
Il discorso che stiamo per introdurvi però riguarda delle cifre che, fino ad un certo momento, non possono essere ritenute ufficiali. Il “mercato nero” come concetto generico probabilmente non vi suonerà nuovo. Bene, questo esiste anche per il traffico di animali selvatici e per alcune specie di flora che teoricamente non potrebbero essere affatto venduti.
Arricchirsi con niente
Secondo il dossier pubblicato da TRAFFIC e facente riferimento ai dati del 2018, questo mercato frutta tra i 7 ed i 23 miliardi di dollari ogni anno, ovvero una cifra incredibilmente alta. Tutto però risulta più realistico se osserviamo il quantitativo di sequestri effettuati esclusivamente nell’anno in esame.
Prendendo come riferimento la flora e la fauna ritenute protette dalla Convenzione di Washington, i sequestri avvenuti sono stati 6012, con un incremento del 7% rispetto ai dati dell’anno precedente. In questo calderone finiscono tutte le merci confiscate (perlopiù negli aeroporti internazionali) in entrata ed in uscita dall’Unione Europea, volte al traffico interno o all’esportazione verso oriente.
Ma di cosa stiamo parlando? Nella maggior parte dei casi di scaglie di pangolino, rettili vari, cavallucci marini e moltissime altre cose utili per alcune pratiche pseudo–scientifiche. Purtroppo queste, oltre a non essere soluzioni reali, inficiano sulla biodiversità del nostro Pianeta. Ed i numeri, purtroppo, arrivano a noi solo a danno avvenuto. Che ci sia un maggior controllo della situazione, è davvero necessario.