Per essere competitivi all’interno di un qualsivoglia mercato, al giorno d’oggi, occorre essere attenti a un numero spropositato di aspetti. Facciamo l’esempio di un marchio di vestiario: non occorre essere Gucci o Prada per arrivare alla luce dei riflettori più importanti. È pur vero però che aziende del genere, nel 2020, sono in prima linea su moltissimi fronti.
Primo tra tutti, banalmente, quello qualitativo. I materiali usati devono essere di primo ordine e la fattura dei capi in vendita deve rispettare alcuni standard prestabiliti. Ma non è tutto, anzi. Oggi infatti, anche grazie – o per colpa di, a seconda dell’ottica – alla comunicazione di massa, il possibile acquirente giudica il prodotto e di conseguenza il marchio anche per la sua sostenibilità ambientale.
Un timbro verde
La questione dei cambiamenti climatici e del disinteresse umano protratto nel tempo sembra aver scalfito le menti della maggior parte dei cittadini odierni. Per questo occorre che le aziende di moda abbiano l’accortezza di proporre qualcosa che aggradi non solo lo stile di una persona, ma anche la mente.
Proprio per questo motivo nasce 4sustainability, marchio che attesta a livello internazionale l’adesione di alcune aziende (specialmente quelle di fashion e luxury) ad un percorso volto alla sostenibilità. In questa maniera, grazie ad una “roadmap” stilata su 9 punti fondamentali, un marchio potrà ricevere un contrassegno che ne attesterà la volontà di una conversione della propria filiera su standard ecologici molto duri ed esigenti.
“La sostenibilità è una scelta strategica che l’azienda integra nel proprio modello di business. Ciò si traduce in interventi coerenti con la tutela dell’ambiente dei diritti della persona e della dimensione economica. Una scelta etica che genera valore e opportunità di sviluppo.”
Parola di Francesca Rulli, ideatrice del progetto che ad oggi coinvolge più di 130 tra imprese tessili e brand internazionali. Un’idea vincente ed innovativa, in un mondo che sta cadendo a pezzi nemmeno troppo lentamente.