Da buoni italiani, tendiamo ad essere abbastanza autocritici. Quando c’è da fare un appunto anche a qualcosa che riguarda le nostre caratteristiche, siamo i primi ad ammettere di non essere perfetti. Questo discorso vale esclusivamente per i cittadini: il territorio italiano infatti rasenta la perfezione.
Il clima mite favorisce delle stagioni in cui gli eccessi di temperatura tendono a rimanere entro limiti sopportabili, oltre che dare una discreta mano alla qualità dei prodotti della nostra terra. Come se non bastasse, l’arco alpino è uno dei più belli e famosi dell’intero Pianeta per la villeggiatura invernale, mentre le nostre spiagge sono state recentemente premiate con un numero di “bandiere blu” da record.
Libertà, questa sconosciuta
“Non è tutto oro quel che luccica” recita un detto nostrano. Ed effettivamente non è affatto sbagliato: nonostante le nostre spiagge siano tra le più belle d’Europa, presentano un grandissimo difetto. Secondo il report di Legambiente intitolato “Rapporto Spiagge 2020“, il numero di luoghi balneabili non soggetti a logiche di privatizzazione è in continua diminuzione.
Le spiagge rappresentano una straordinaria risorsa ambientale e turistica del nostro Paese. Ma l’unico tema di discussione e intervento normativo sulle spiagge negli ultimi 14 anni ha riguardato la proroga senza gara delle concessioni balneari: ultima, in ordine di tempo, quella approvata nella Legge di Bilancio 2019 e nel recente Decreto Rilancio che le estende fino al 2033
Rispetto alla totalità delle spiagge, solamente il 42% sono libere. Questo dato è abbastanza impressionante visto il discutibile lucro che avviene attraverso gli stabilimenti sia in costa adriatica che su quella tirrenica. Un ultimo numero abbastanza sconvolgente riguarda i 169,04 chilometri di costa sabbiosa “abbandonati“. L’associazione ambientalista infatti chiede a gran voce delle nuove leggi che mettano ordine e riportino le spiagge italiane ad essere sfruttate anche da chi non può permettersi cabine ed ombrelloni privati.