Purtroppo, nonostante la nostra società ami definirsi con aggettivi come “moderna” e “progredita“, questa non sembra essere la realtà. In un mondo martoriato dalla pressione antropica, sarebbe certamente il caso di lasciare che la natura possa fare il suo corso agendo indisturbata.
Non sarebbe per nulla sbagliata una logica del genere, anche e soprattutto visti gli abusi che l’uomo ha compiuto su animali e natura durante la sua lunga storia. La mentalità ambientalista sembra aver attecchito finalmente, soprattutto nelle popolazioni nordiche. Queste però, sono le stesse che mantengono delle tradizioni e dei rituali appartenenti agli antenati che collidono significativamente con il tanto bramato rispetto.
Retrogrado e incoerente
La fauna marina è certamente tra quelle più sfruttate che esistano sul nostro pianeta. Il pesce è considerato dalla quasi totalità delle culture un cibo di alta qualità. Alcune di queste però danno adito a delle pratiche barbare imparate dai propri antenati.
Per fare un esempio, nelle isole Faroe, negli scorsi giorni, si è svolta una pratica realmente aberrante. Parliamo della Grindadrap, una sorta di battuta di caccia collettiva che vede come scopo principale l’abbattimento di un numero incredibile di cetacei.
I dati riportano l’uccisione di 252 balene pilota a pinne lunghe e 35 delfini bianchi dell’Atlantico. Questo evento si svolge ogni anno ad Hvalba, piccola città situata su una delle isole vulcaniche.
“Nonostante una pandemia globale, gli psicopatici assetati di sangue nelle Isole Faroe danesi continuano le loro spietate uccisioni in serie. Con il mondo sull’orlo del collasso ecologico, combattendo una pandemia globale e affrontando un futuro incerto a causa di cambiamenti climatici imprevedibili, gli ignoranti e gli arroganti in questo territorio danese non stanno lasciando che le realtà ecologiche rovinino la loro orribile ossessione per l’omicidio sadico.”
Con queste parole, Paul Watson, fondatore della ong Sea Shepherd, ha commentato l’accaduto.