La questione dei cambiamenti climatici, purtroppo, ci riguarda molto più di quanto potremmo pensare. Non si tratta esclusivamente di un processo che darà i suoi frutti con il passare del tempo, rendendo la vita sempre più complicata a chi vivrà sulla Terra. Ci sono conseguenze tangibili sulla nostra pelle oggi, alle quali forse non viene data l’importanza che meriterebbero.
Pensiamo all’innalzamento delle temperature: capita molto spesso, anche in questa sede, di leggere dei danni che questo processo provoca alle calotte polari. Effettivamente, ragionandoci su, la velocità dello scioglimento dei ghiacci sta aumentando in maniera considerevole. A causa di questo, solo per fare un esempio, vedremo le coste erodersi sempre di più fino alla completa sommersione di alcune aree che oggi ospitano milioni di cittadini. Ma la questione non riguarda esclusivamente il ghiaccio.
La terra ha sete
Pensandoci, l’innalzamento delle temperature, in media, provoca una tendenza alla desertificazione dei terreni. Il calore infatti tende a far evaporare ogni particella d’acqua presente sul suolo, lasciandoci, nella maggior parte dei casi, di fronte ad una superficie arida. La pioggia cade ad intervalli sempre più lunghi, e quando lo fa, ha la tendenza a distruggere tutto ciò che incontra.
Nel 2019 abbiamo assistito ad uno dei periodi di siccità peggiori che si siano mai verificati in Italia. Oggi, senza ancora essere arrivati a quegli standard, la situazione sembra replicarsi.
Non è ancora tempo di lanciare allarmi ma, considerando il periodo estivo che stiamo per affrontare, è evidente la necessità di cominciare a concordare scelte che, nel rispetto delle priorità di legge, rendano compatibili i diversi interessi, che gravano sulla risorsa acqua.
In tutto lo stivale la situazione è abbastanza precaria. Il nord sembra stare meglio del resto del Paese, ma nonostante ciò, si segnalano moltissimi corsi d’acqua sotto i livelli medi stagionali. A risentirne maggiormente, come ovvio, è l’agricoltura. L’assenza di precipitazioni costanti e dislocate “normalmente” in Sicilia, sta velocizzando a livelli esorbitanti il processo di desertificazione.