Al giorno d’oggi, pensare ad una dinamica differente da quella a cui abbiamo fatto l’abitudine, sembra quasi follia. Dare per scontato che l’uomo non impari nulla dai suoi errori non è affatto sbagliato, dal momento in cui questi continuano a ripetersi e la normalità rimane quella “difettosa” che conosciamo.
Uno di questi gesti che non vedremo probabilmente mai interrompersi è quello di togliere spazio alla natura per i nostri interessi privati. L’uomo, da sempre, ha la tendenza a dare la precedenza a questi ultimi, non calcolando il rispetto che dovrebbe portare verso il Pianeta che lo ospita. La deforestazione è una realtà probabilmente più invasiva di quanto potremmo pensare.
Questione di priorità
Vivere nel mondo di oggi però in qualche maniera significa assistere inermi a degli scempi assoluti. Nonostante oggi non sia possibile farlo per motivi di sanità pubblica, anche scendere in piazza sembra aver perso di significato. È così che si apre la strada a soggetti estremisti, pronti a fare un gesto talmente forte da avere una risonanza mondiale.
Questa è la storia di Wagner García Gómez, penzionato sessantaseienne peruviano. La regione dove sorge la sua abitazione, San Martin, è nel mezzo di un processo di vero e proprio disboscamento. L’uomo, ambientalista convinto, ha creato una sorta di oasi incontaminata in nome della difesa delle piante.
Wagner ne fa proprio una questione di mentalità, e sono anni che tenta di convincere il suo vicinato:
Dico sempre a molti di loro che trovo deplorevole quello che stanno facendo. Non capisco come possano distruggere un albero, che è un essere vivente e un collega. Non è necessario distruggerlo, ma al contrario, dobbiamo sostenerlo
L’uomo ha infatti da sempre cercato una situazione del genere per vivere nel mezzo della natura e difendere una causa nobile. In questo mondo ci vorrebbero molti più soggetti del genere!