Inevitabilmente nel recente passato si sono perse di vista quelle che sono state le battaglie più importanti della scorsa stagione di proteste in piazza. Il Coronavirus, tra le tante cose che ha cambiato nella nostra vita, ci ha impedito proprio questa possibilità. Se ci fossimo ritrovati per le strade, seppur con la motivazione più nobile del mondo, avremmo esclusivamente aumentato i numeri di contagi e decessi.
Per il periodo del lockdown dunque si è dovuto fare un discorso relativo a ciò che viene prima, ovvero la messa in salute della popolazione. Gli scioperi e le manifestazioni hanno sdoganato la frontiera di internet, e sono avvenute sui social network e dentro le nostre case.
Parole pesanti
Come detto dunque è stato necessario ragionare sulle priorità. Manifestare in piazza avrebbe voluto dire condannarsi ad un contagio su scala impressionante, oltre che contravvenire alle regole ferree imposte dai governi. Questa pausa però rischia di far andare in secondo piano la questione ambientale, per cui negli ultimi anni sembra essere scattata finalmente la scintilla.
Questo processo di conversione della società è avvenuto grazie ad alcune figure di spicco, come quella della giovanissima Greta Thunberg, attivista svedese di soli 17 anni. Negli ultimi giorni, la ragazzina prodigio, è tornata a far sentire la propria voce sulla necessità di un prosieguo della protesta ambientalista:
“Il mondo deve imparare la lezione del coronavirus e trattare i cambiamenti climatici con urgenza simile, quindi adottare “la forza necessaria. Improvvisamente le persone al potere stanno dicendo che faranno ciò che serve perché non si può dare un prezzo alla vita umana”
Questo un piccolo estratto dell’intervista rilasciata qualche giorno fa alla BBC, dove ha aggiunto:
“Credo che la società abbia superato un punto di svolta, non possiamo più distogliere lo sguardo da ciò che ha ignorato per così tanto tempo se si tratta di uguaglianza, giustizia o sostenibilità”