Nel mondo del 2020, purtroppo, per essere ottimisti è necessario distogliere lo sguardo dalla realtà. Per fare alcuni esempi che possano rendere l’idea, vi sareste mai aspettati che l’intera comunità mondiale fosse messa in ginocchio da un virus di dimensioni microscopiche, nonostante tutti i progressi della tecnologia?
Altrettanto, il fatto che sui fondali oceanici, a migliaia di chilometri di distanza dalle coste, siano presenti residui di plastica, non vi fa rabbrividire? A noi abbastanza, ed avremmo moltissimo piacere a raccontarvi una realtà profondamente differente. Le specie in via di estinzione, nonostante moltissimi tentativi sparsi di ripopolamento, continuano ad aumentare. I dati che leggiamo oggi a riguardo sono realmente spaventosi.
Un dramma
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha raccolto e commentato i risultati di uno studio studio compiuto dall’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services. Questo mette in risalto una realtà spaventosa. Su un campione di 8 milioni di specie, circa un milione di queste risultano “a rischio“. Parliamo del 12,5%, un dato abbastanza preoccupante.
Negli ultimi 120 anni l’abbondanza media di specie autoctone nella maggior parte degli habitat terrestri è diminuita di almeno il 20%; dal XVI secolo a oggi almeno 680 specie di vertebrati sono state forzate all’estinzione; oltre il 9% di tutte le razze di mammiferi domesticati si sono estinte e almeno mille razze sono minacciate di estinzione
Ed ancora:
È rimasto ‘intatto’ solo il 5% degli ecosistemi terrestri e marini della Terra. E ancora, tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati significativamente modificati dalle attività umane.
Tutto ciò è valutabile come una tragedia di dimensioni globali. La diminuzione di biodiversità, scientificamente, provoca un abbassamento della qualità della vita umana. È inutile fingere che questo non sia un nostro problema: rischiamo di pagarne le conseguenze molto presto.