Il 2020 non verrà certo ricordato come l’anno delle proteste e delle manifestazioni ambientaliste. Non per nulla ma il nostro Pianeta sembra essersi ritagliato in solitaria un periodo di respiro, costringendoci all’interno delle nostre abitazioni per più di due mesi.
In realtà come spesso vi abbiamo riferito, la battaglia ambientalista non si è mai fermata, ne tantomeno lo ha fatto la ricerca in merito a possibili nuove tipologie di smaltimento dei materiali plastici. La pandemia ha indubbiamente monopolizzato i mass media. Nel frattempo i divieti di assembramento hanno tagliato le gambe a qualunque forma di manifestazione che prevedesse l’incontro fisico di persone. Ma se le gambe sono state tagliate, la voce non è stata affatto spezzata.
La svolta?
Come abbiamo detto, la maggior parte degli scienziati ha intensificato il proprio lavoro in questo periodo. Ed è proprio in questo contesto che è nato uno studio che mette in luce una possibile svolta. È infatti stato pubblicato su Frontiers in Microbiology un documento che attesta la scoperta di un super batterio in grado di decomporre il poliuretano.
Questo polimero plastico è presente in quantità enormi in tutto il mondo. Alcune stime sostengono che sul solo suolo europeo si raggiungano i 3,5 milioni di tonnellate. C’è un problema: è talmente resistente che è difficilissimo da smaltire.
Secondo i risultati della ricerca invece un batterio della tipologia Pseudomonas sarebbe in grado di rompere i legami chimici del poliuretano, favorendone dunque la decomposizione. Questa scoperta rischia di essere storica. Verrà tentato nel prossimo futuro infatti il medesimo approccio su altre sostanze plastiche come ad esempio la PET.