GIORNATA DELLA TERRA 2020: 50 ANNI DI PAROLE E POCHI FATTI, È IL MOMENTO DELLA SVOLTA
Oggi 22 aprile 2020 si celebra il cinquantesimo anniversario dell’Earth Day. La “giornata della terra” infatti è stata celebrata per la prima volta nel 1970, quando 20 milioni di cittadini americani scesero in piazza rispondendo alla chiamata del senatore Gaylord Nelson.
Questo, democratico ed ambientalista, decise che il nostro Pianeta meritasse una giornata interamente dedicata alla sua bellezza. Preservare tutte le ricchezze che questa ci offre è dunque da sempre stata una delle principali tematiche nel dibattito politico. Purtroppo troppo spesso è capitato che a tantissime belle parole siano corrisposte azioni ben poco rispettose nei confronti del Pianeta. In questo momento storico, prima della pandemia, ci siamo avvicinati drasticamente al punto di non ritorno.
Focus sul problema
Prima Greta Thunberg, poi il Coronavirus hanno avuto la capacità di farci tornare con i piedi a Terra. Il rispetto non può essere solo simbolico, ma alle parole devono corrispondere delle azioni ben precise. Il fatto che in un periodo di “lockdown” i dati relativi all’inquinamento dell’atmosfera siano migliorati, offrono una speranza oltre che uno spunto di riflessione.
Da sempre però il focus è stato incentrato sulla condizione del nostro pianeta, quando la realtà dice ben altro. Ciò di cui ci dovremmo rendere conto è che, qualunque comportamento assumeremo nel prossimo futuro, la Terra rimarrà quella che è. Il reale pericolo lo corriamo noi umani. Con noi, chiaramente, anche tutte le specie animali.
Il Pianeta in se, nei suoi 4.5 miliardi di anni è sopravvissuto a moltissime catastrofi. Di certo quella climatica non lo scalfirà. E allora, proprio nel giorno della sua celebrazione, abbiamo deciso di lanciare una provocazione. Perché chiudersi in casa per paura di morire di Covid-19, quando grazie ai nostri comportamenti noncuranti stiamo avvicinando sempre di più la scomparsa del genere umano?