In Africa una leggenda narra che appena cala il sole un piccolo animale mette tra le sue fauci un diamante per farsi strada nei sentieri della foresta. Poi, all’alba, lo nasconde dai bracconieri che potrebbero rubarglielo. Il protagonista di questa storia è l’ippopotamo pigmeo, parente stretto di quello “comune” che conosciamo tutti.
La sua scoperta è recente, per secoli naturalisti e zoologi hanno ignorato infatti l’esistenza di questo speciale animale, e solo nel 1800 i nimwe (nome indigeno per questa specie) sono stati considerati ufficialmente specie rara. L’ippopotamo pigmeo vive prettamente nei territori africani della Sierra Leone, della Guinea, della Costa d’Avorio e della Liberia.
Il rischio è reale
Gli sporadici avvistamenti di questo stupendo animale potrebbero ridursi presto allo zero. L’ippopotamo pigmeo infatti è a rischio di estinzione: la caccia illegale finalizzata al commercio dell’avorio, la deforestazione e le guerre civili stanno devastando completamente il suo habitat. Rimangono, secondo le ultime stime, esclusivamente 350 esemplari totali in tutto il mondo.
Per quanto riguarda gli esemplari fuori dal continente africano, si contano circa 140 di questi animali in tutto il mondo. Indubbiamente si tratta di un numero troppo esiguo per poter pensare ad una liberazione in natura. Proprio per questo motivo, la strada che si è preferita è quella di una riproduzione in cattività, proprio arrivando al fine del ripopolamento.
Solo quando il numero di esemplari raggiungerà una soglia minima accettabile, si potrà ipotizzare un nuovo popolamento del loro habitat vero e proprio. Nel frattempo le potenze mondiali possono e devono promuovere la cultura del rispetto per la natura e per gli animali. Rischiamo altrimenti di veder finire anche questa specie nel novero di quelle che potremo trovare sfogliando il libro di quelle estinte.