Come spesso ci capita di sottolineare, non ci resta che tentare di rimediare agli errori commessi nel recente passato, sperando che le conseguenze di questi non durino per sempre. Purtroppo però, a causa della noncuranza umana, il rischio che queste possano essere definitive esiste eccome.
Credendo che la mentalità dell’usa e getta fosse quella giusta, abbiamo finito per riempire il nostro mondo di plastica. Se fosse solo la terra ferma il problema, basterebbe prodigarsi per una raccolta e uno smaltimento fatto nella maniera giusta e potremmo migliorare la situazione.
Purtroppo così non è, vediamo perché.
Un mare di plastica
Questa sostanza è stata utilizzata in quantità talmente tanto alte che in ogni angolo della terra possiamo trovarne dei residui. Questo può succedere sulle montagne dell’Himalaya, nelle spiagge caraibiche, ma anche, purtroppo, sul fondo dell’oceano.
Ciò che rende il fatto di trovare la plastica all’interno delle acque marine ancora più grave del resto, è la presenza degli animali che, attratti da una presenza nuova, provano a cibarsi di questa. Non avendo la possibilità di avere conoscenze come quelle umane, questi finiscono per intossicarsi e per intaccare la propria situazione di salute. In maniera egoistica e antropocentrica, pensiamo anche al fatto che questi residui, nel momento in cui mangiamo un pesce, potrebbero finire anche nel nostro stomaco.
Negli ultimi giorni è avvenuta una scoperta sensazionale, seguita immediatamente da un qualcosa di aberrante. È stato scoperto infatti l’Eurythenes plasticus, una nuova particolarissima tipologia di crostaceo nella zona della Fossa delle Marianne. Indovinate un po’? Dopo pochissime ore dal ritrovamento del primo esemplare, grazie ad accurate analisi, sono stati trovati dei residui di plastica all’interno del suo corpo.
In questi casi non possiamo far altro che rimanere allibiti e sperando che questo tipo di eventi possano diminuire nel corso degli anni.