Sono passati ormai quasi nove anni dalla tragedia che ha colpito la città di Fukushima in Giappone nel 2011. L’11 marzo 2011 il terremoto di Tōhoku si abbatté sull’isola asiatica, provocando conseguentemente uno tsunami di grandissime dimensioni.
La concomitanza di questi eventi ha scaturito il collasso della centrale nucleare situata proprio in quella località. Di fatto i disastri nucleari furono tre, e ci furono moltissime fuoriuscite di idrogeno dai vari edifici danneggiati. Questa situazione ha fatto si che tutta l’area fosse abbandonata già dopo qualche giorno. In un’area di 1.140 km², considerata “zona rossa” circa 150.000 persone sono state costrette a evacuare.
Quando meno te l’aspetti
Da quei giorni dunque le zone limitrofe alla centrale sono completamente disabitate. Pensandoci, successe la stessa cosa anche per il disastro avvenuto a Černobyl’, in Ucraina, nel 1986.
La curiosità che oggi vogliamo segnalarvi è riportata da una ricerca apparsa sulla rivista Frontiers in Ecology and the Environment. Secondo gli studiosi, l’area vede una popolazione di animali selvatici davvero notevole. Hanno osservato infatti almeno 20 specie differenti calcare il suolo proibito agli umani.
“I nostri risultati rappresentano la prima prova che numerose specie di animali selvatici sono ora abbondanti in tutta la zona di evacuazione di Fukushima, nonostante la presenza di contaminazione radiologica”
Detto che non hanno spiegato la non incidenza delle radiazioni sugli animali, si tratta di una notizia davvero notevole. Il cinghiale è la specie che è indubbiamente è stata osservata con più frequenza dai ricercatori.
Una notizia deve farci assolutamente riflettere. Non sembra affatto un caso che in un luogo dove l’uomo non può essere presente, gli animali riescano e vivere tranquillamente, riproducendosi e aumentando i propri numeri.